Nelle prime ore della mattinata, nelle province di Caserta, Benevento e Torino, i carabinieri di Mondragone, unitamente a personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, stanno dando esecuzione a una misura di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli nei confronti di 4 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di detenzione illegale di armi da sparo e da guerra, tentata estorsione e tentata rapina, con l’aggravante del metodo mafioso. L’indagine, avviata nel febbraio del 2015, ha consentito, tra l’altro, di accertare l’esistenza di un gruppo nel territorio di Mondragone, che vede, tra gli appartenenti, il figlio e il fratello del capo dell’omonimo clan Augusto La Torre attualmente detenuto. Augusto La Torre, a sua volta figlio del boss di Mondragone Tiberio, 55 anni, al quale e’ succeduto nella leadership della cosca, e’ stato arrestato in Olanda l’8 giugno 1996 e’ stato subito sottoposto al regime carcerario del 41 bis. Imputato in vari processi anche per associazione a delinquere di stampo mafioso e omicidi con condanne definitive, e’ diventato collaboratore di giustizia dal 2003, anno in cui fu arrestata la moglie da cui poi si e’ separato, facendo arrestare buona parte dei suoi affiliati, autoaccusandosi di estorsioni e diversi di omicidi, dando anche indicazioni per il ritrovamento dei corpi delle vittime. Il suo pentimento, tuttavia, e’ stato giudicato non completo anche perche’ non ha mai rivelato dove e’ la ‘cassaforte’ del clan, che si ritiene in banche dei Paesi Bassi, e quindi ha beneficiato solo di una mitigazione del regime carcerario duro, sospesogli a partire dal giugno 2011. In carcere si e’ laureto in psicologia.
Minacce nei confronti del pm che conduceva l’inchiesta per la nascita di un nuovo gruppo di camorra legato al figlio e al fratello del boss. C’e’ anche questo nell’indagine dei carabi ieri che tra Caserta, Benevento e Torino, ha portato all’esecuzione di 4 misure cautelari emessi dal gip si Napoli. Una indagine iniziata nel 2015 a Mondragone e che contesta agli indagati i reati di detenzione illegale di armi comuni da sparo e da guerra, con l’aggravante del metodo mafioso. Intercettazioni telefoniche e ambientali, nonche’ lo stretto monitoraggio in carcere del boss Augusto.La Torre, capo indiscusso a Mondragone tra gli anni ’80 e ’90, e del fratello Antonio, hanno evidenziato come i due, dal luglio di tre anni fa abbiano illegalmente detenuto e portato in luogo pubblico piu’ armi comuni da sparo e un’arma da guerra (pistola Glock, mitra da guerra, pistola cal. 38, fucile M52, pistola cal. 7.65) per riaffermare l’egemonia del clan in quel territorio.Dalle conversazioni ambientali, registrate durante i colloqui in carcere, e’ emerso che Augusto, fratello Antonio e il figlio di Augusto, Tiberio, in piu’ occasioni abbia fatto riferimento alle armi e a come nasconderle, formulando minacce di morte nei confronti del pm Alessandro D’Alessio, titolare dell’indagine insieme a Maria Laura Lalia Morra. Destinatari del provvedimento Antonio La Torre, 62 anni, e Francesco Tiberio La Torre, 31 anni, rispettivamente fratello e figlio del boss. Colpiti anche i pregiudicati Luigi Meandro, e Salvatore De Crescenzo, gia’ detenuto. Lo stesso Augusto La Torre e’ indagato per estorsione, aggravata dal metodo mafioso, poiche’, tra marzo e aprile 2015, in qualita’ di capoclan, invio’ dal carcere di Pescara da dove era detenuto una lettera minatoria all’amministratore di un condominio di Mondragone, con la quale pretendeva l’assunzione di suo figlio Tiberio, cui L’uomo oppose un rifiuto. Nello stesso periodo il boss risulta aver inviato, con le stesse modalita’ intimidatorie, una lettera al proprietario di numerose abitazioni all’interno di quel complesso edilizio, con la quale richiedeva 25.000 euro; anche in questa occasione la vittima prescelta non aderi’ alla richiesta estorsiva.
Articolo pubblicato il giorno 27 Aprile 2018 - 07:18