Una vita in chiaroscuro, quella di Lazzaro Cioffi detto Marcolino, il brigadiere finito in carcere con l’accusa di aver fatto parte di un’associazione di narcotrafficanti con a capo Pasquale Fucito, il marziano, del Parco Verde di Caivano che riforniva oltre 40 piazze di spaccio con la sua cocaina importata direttamente attraverso l’Olanda. Marcolino Cioffi, difeso dal’avvocato Bruno Cervone, è stato interrogato dal Gip Francesca Ferri, deve rispondere di accuse gravissime, alcune delle quali sono costate anche gli arresti domiciliari alla moglie Emilia D’Albenzio. Nel lungo interrogatorio di ieri mattina, Cioffi si è difeso sostenendo di non essere uno stipendiato del clan come emerge dalle indagini e dalle accuse di Andrea Lollo e Nunzio Montesano i due collaboratori di giustizia che hanno parlato dei rapporti tra il brigadiere, in servizio a Castello di Cisterna, e Fucito. Tutto ruoterebbe intorno al ristorante di Caserta della moglie di Cioffi e venduto, attraverso l’intermediazione di Fucito, ad un suo parente Alessandro Iorio. L’accusa sostiene che l’esercizio commerciale che valeva poco meno di 60mila euro, sia stato venduto per circa 120mila euro, il doppio. Un prezzo di favore per ingraziarsi il carabiniere che forniva soffiate a Fucito e ai suoi uomini. Ma Cioffi respinge le accuse e seppure dice che ha sbagliato a frequentare Fucito (il ras di Caivano andava persino a casa sua e la moglie di Cioffi si occupava del suo bambino), sostiene di non essere uno stipendiato del clan anzi di non aver favorito la camorra. Sostiene di essersi interessato al lavoro dei colleghi nel parco Verde per fingere un interessamento agli occhi di Fucito. Una vita in chiaroscuro quella di Cioffi che nel 2006 ebbe un encomio per il suo contributo in un blitz contro dei narcotrafficanti. Certo ne è passato di tempo dal 2006 e le cose potrebbero essere cambiate. L’inchiesta che lo ha portato in carcere ha avuto una rapidissima evoluzione alla fine del 2017 quando Andrea Lollo, uomo di fiducia di Bruno Giordano, il narcos di Giugliano latitante da oltre un anno, ha deciso di pentirsi da uomo libero e cominciare la collaborazione con la giustizia. Secondo la difesa di Cioffi, il brigadiere sarebbe molto provato dalle accuse che gli vengono mosse, non è escluso che all’interrogatorio del Gip possa seguirne un altro con il pm della Dda che ha indagato su di lui, Mariella Di Mauro, per approfondire le tesi difensive già illustrate nel corso dell’interrogatorio di garanzia. “Non ho mai preso denaro” ha detto più volte Cioffi. Ma di danaro si parla spesso nelle intercettazioni captate dai colleghi del Roni di Cioffi. Per il brigadiere quel rapporto economico sarebbe tutto da ricondurre a quel ristorante e il finto interessamento alle vicende di Fucito era volto a carpire notizie nell’ambito del suo lavoro. Una posizione difficile la sua, anche perchè se il ras di Caivano fosse ritenuto un informatore è molto strano che tra il carabiniere e il narcos ci fosse un rapporto così stretto e addirittura familiare. Basilare per l’accusa un’intercettazione ambientale captata sulla Ford Fiesta del carabiniere nella quale, il brigadiere condivide con un altro ‘associato, Ciro Astuto, il pasticciere, la rabbia per i ritardi nei pagamenti da parte di Fucito. Cioffi si lamenta per non aver ricevuto in tempo quanto dovuto e minaccia di ‘rovinare’ Fucito. Secondo il Gip Francesca Ferri anche l’atteggiamento di Cioffi fa ritenere che i rapporti con Fucito siano estremamente prudenti proprio perchè sa che potrebbe essere sotto osservazione. “Cioffi sa bene che le cimici possono essere nascoste anche in casa, in una cucina o in un soggiorno e sa bene che l’accertamento del suo coinvolgimento nelle illecite attività del marziano comprometterebbe per sempre il destino suo e della sua famiglia. Non bisogna mai fare il nome del Fucito o utilizzare il soprannome con cui lo stesso è conosciuto: ‘Marziano o Shrek’ – scrive il Gip – Cioffi non contatta mai telefonicamente il Marziano e si rivolge ai fedelissimi del Fucito per concordare appuntamenti. In realtà la prudenza del Cioffi riguarda anche il modo in cui entra in contatto con gli uomini del gruppo di Fucito: per parlare con Ciro Astuto, il pasticciere, Cioffi si rivolge ad Adolfo Stufa, un imprenditore estraneo all’associazione, che fa da tramite tra Cioffi e il pasticciere. Si registrano solo occasionalmente contatti diretti tra Cioffi ed Astuto e ciò appare singolare se si riflette sulla circostanza che Astuto è evidentemente un amico di famiglia del Cioffi, essendo stato invitato al compleanno della moglie del brigadiere ed essendosi occupato dell’organizzazione del rinfresco”.
Rosaria Federico
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