Avellino. Avevano ingaggiato un investigatore privato per rintracciare il complice che era scappato con la cassa comune della banda specializzata nell’usura ai commercianti. I cinque banditi pregiudicati, accusati di sequestro di persona, sono stati arrestati con l’accusa di tentato sequestro di persona con l’aggravante del metodo mafioso. Lui, la vittima, 20 anni lavorava in un parcheggio gestito dai due indagati finiti in carcere, Diego Bocciero e Elpidio Galluccio, dopo aver svuotato la cassa comune di 16mila euro era sparito. Ma i complici, dopo aver effettuato vane ricerche, avevano ingaggiato un investigatore privato, ignaro di tutto, al quale avevano detto di essere preoccupati per le sorti dell’amico. C’e’ anche questo singolare dettaglio nella vicenda che ha portato all’arresto dei cinque pregiudicati irpini, originari di Avellino, Mercogliano e Ospedaletto d’Alpinolo, arrestati all’alba dai carabinieri nel corso dell’operazione “Revenge”, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Il Gip del tribunale partenopeo ha concordato con l’esito delle indagini cominciate lo scorso mese di marzo firmando cinque ordinanze di custodia cautelare, due in carcere Diego Bocciero, 30 anni, e Elpidio Galluccio, 29 anni e tre agli arresti domiciliari. “E’ un amico che sta attraversando un periodo particolare, siamo preoccupati per lui”, avevano spiegato all’investigatore che si era messo all’opera del tutto ignaro delle vere finalità dell’incarico: trovare con ogni mezzo l’ex complice per tornare in possesso del denaro e dargli una lezione esemplare che prevedeva anche la sua uccisione. La potenziale vittima, un pregiudicato di Avellino, si era nel frattempo dileguata nascondendosi in una abitazione del capoluogo irpino nella disponibilità di un suo amico, anche lui con precedenti penali. Quando ha avuto sentore che il cerchio intorno a lui andava stringendosi, si è rivolto ai carabinieri che hanno provveduto a trasferirlo a Roma in un’abitazione protetta che i cinque indagati erano riusciti a localizzare: un commando della banda era stato già allertato per prelevarlo armi in pugno e riportarlo ad Avellino. Dopo avere inutilmente setacciato numerosi alberghi della provincia di Avellino e minacciato ritorsioni e vendette nei confronti di parenti e amici che ne avrebbero favorito la fuga, sono riusciti a individuare il luogo in cui l’ex complice si nascondeva attraverso le applicazioni del suo smartphone con le quali si teneva in contatto con la sua fidanzata avellinese, costretta a sua volta a rivelare anche la password di accesso al profilo facebook del compagno. Il sequestro già definito nei dettagli è stato sventato dall’operazione a cui hanno preso parte oltre 50 carabinieri del Comando provinciale di Avellino, unità cinofile e un elicottero del Nucleo di Pontecagnano (Salerno) nel corso della quale sono state eseguite anche numerose perquisizioni domiciliari in casa dei cinque indagati e di potenziali fiancheggiatori.
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