Sabato 21 Aprile alle ore 20.30, sarà Antonello Cossia ad unire teatro e sport nello spettacolo “Dentro i secondi: gli ultimi diventati primi”.
Uomini che navigano non a vista per mostrarsi nel momento del bisogno. Accompagnatori preziosi dei primattori, spesso protagonisti essi stessi, mai avvezzi però al titolo in maiuscolo degli articoli di giornale. Presenze fondamentali, al fianco di campioni le cui vittorie sono sovente il prodotto del lavoro di questi insostituibili, spalle preziose su cui poggiarsi quando la fatica diventa terribile: sparring partner, gregari, compagni d’avventura. Storie di sport, alcune entrate con dolce prepotenza negli annali, esistenze di uomini votati al silenzio e al sacrificio, una galleria popolata dagli ultimi che sono diventati primi per un giorno o per un attimo. Gli ultimi che diventano primi, e talvolta primi s’inventano davvero.
È l’immutabile magia dello sport.
L’idea per la realizzazione di questo spettacolo si basa sul libro scritto da Franco Esposito e Dario Torromeo: “Dentro i secondi” (Absolutely Free Editore), in cui gli autori spaziando su un ampio arco sportivo, tracciano trenta ritratti in cui più che la gloria, c’è la fatica di personaggi che appunto sono scavati nell’ombra, dove i riflettori non riescono ad arrivare, eppure abbiamo vissuti preziosi poiché senza la tenacia di costoro, tanti campioni non sarebbero saliti sul gradino più alto del podio, non avrebbero conquistato nelle varie discipline indagate quelle vittorie che li hanno consegnati attraverso il bacio della gloria alla Storia mondiale dello sport.
Dal calcio al pugilato, si snocciolano i racconti dei “secondi” che non corrono solo di lato o stanno all’angolo, ma hanno stoffa e talento di livello, che sacrificano e mettono a disposizione di altri per i motivi più diversi.
Campioni con poca gloria a cui è solo capitato di essere contemporanei di altri ancora più grandi e più luminosi come Jimmy Ellis, che fu allo stesso tempo sparring-partner ed anche avversario di “un certo” Cassius Clay-Muhammad Alì, sempre con molto rispetto reciproco. Come Giovannino Corrieri, gregario di Gino Bartali, la maglia rosa più veloce della storia: la indossò a mezzogiorno, la sfilò qualche ora dopo, quando Koblet vinse la tappa del pomeriggio che avrebbe portato fino al termine del Giro 1950. Poche ore di gloria, una vita ad accudire Bartali in bicicletta. Tempo votato a sacrificarsi per il capitano nonostante una segreta ammirazione per Coppi. Il ciclismo e il pugilato sono i più grandi fornitori di storie, ma c’è anche il calcio, l’atletica leggera, il canottaggio.
Ritratti di accompagnatori preziosi, spalle fondamentali alle quali appoggiarsi quando la fatica diventa terribile. Vite da gregari, dunque, termine di cui non si abusa. Agonisti formidabili, votati alla discrezione, non attratti dalla pubblicità, abituati a sudare nel silenzio e nel sacrificio, lavoratori ostinati, coraggiosi, generosi. Non sono questi i vincenti da copertina, ma che risultano fasulli alla prima sconfitta, sgretolandosi in mille distrazioni che li allontanano dal percorso. Invincibili, non come chi vince sempre, ma come chi non si dichiara arreso ed è pronto a battersi di nuovo, ancora e a oltranza. Questi sono vincitori veri, pronti a rialzarsi dopo ogni caduta, a riprendere il cammino senza pensare al traguardo ma vivendo fino in fondo il viaggio che dona valore all’esistenza, senza mai dichiararsi arresi, appunto. Non sognatori ma visionari con i sensi ben presenti, come il chisciottimista di Erri De Luca, che persegue la sua missione e la vuole realizzata nel presente, senza sognare e desiderare altri mondi possibili e utopie di felicità. Uno che batte le strade del suo tempo riparando i torti. Uomini a loro modo simboli nello sport e nella vita. Questo spettacolo racconta di loro ed è a loro dedicato.
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