Cronaca Giudiziaria

Uccisero il capo della Paranza dei Bimbi: fine pena mai. LE INTERCETTAZIONI

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Fine pena: mai. E’ questa la condanna arrivata in Corte di Assise per il killer e i due mandanti dell’omicidio del baby boss Emanuele Sibillo, famigerato capo dell’ormai disciolta “Paranza dei bimbi”.  La DDa con il pm Francesco De Falco aveva chiesto il massimo della pena per colui che viene indicato dai pentiti come l’esecutore materiale di quell’omicidio, ovvero Antonio Amoroso detto “scapuzzedda”. Ergastolo anche per il boss Gennaro Buonerba reggente della cosca dei “Capelloni” di via Oronzo Costa , la famosa “strada della morte” durante la faida di Forcella  e gli altri componenti del gruppo di vertice  del clan:Luigi Criscuolo detto “sby sby” e per Andrea Manna detto “Cioccolata”. Dodici anni di carcere per Maurizio Overa, il pentito del clan Mariano dei Quartieri Spagnoli che ha svelato tutti i retroscena del delitto confermando anche il suo ruolo di istigatore e infine 16 anni di carcere per il giovane Vincenzo Rubino, anch’egli uomo dei Buonerba ma accusato solo del tentato omicidio del famigerato Antonio Napolitano detto nannone. E il gip Piccirillo ha accolto le richieste

L’omicidio avvenne la notte tra il 29 e 30 giugno del 2015 in via Oronzo Costa a Forcella, meglio conosciuta come ” la strada della morte”. Lo ha raccontato agli investigatori il pentito del clan mariano dei Quartieri Spagnoli, Maurizio Overa e lo ha confermato anche il suo capo Marco Mariano, capo dei “Picuozzi” anch’egli  collaboratore di giustizia. Una ulteriore conferma si è avuta da un terzo pentito: Scuotto Claudio. le dichiarazioni insieme alle intercettazioni telefoniche ed ambientali e alle indagini della squadra mobile hanno costituito il quadro accusatorio che ha consentito al gip Eliana Franco di emettere l’ordinanza di custodia cautelare due anni fa e di arrivare al processo. Ecco il racconto del pentito Maurizio Overa

“…nel frattempo, dal carcere, Ciro MARIANO ci aveva mandato un ‘imbasciata dicendoci di appoggiare la famiglia dei BUONERBA che era da considerare una famiglia malavitosa a noi vicina. In quel periodo, infatti, era detenuto a Spoleto insieme a Ciro MARIANO, Vincenzo BUONERBA, fratello di BUONERBA Gennaro, poi arrestato recentemente insieme agli altri affiliati e a “Cioccolata”. Nel frattempo poi i TRONGONE Raffaele e Arcangelo, cacciati da Santa Chiara a seguito dell’omicidio FRANZESE, si erano alleati con i SEQUINO della Sanità, a loro volta alleati dei BUONERBA….in quel periodo era stato organizzato l ‘omicidio di SIBILLO da MANNA Andrea detto “Cioccolata”, Gennaro BUONERBA, Luigi CRISCUOLO e un ragazzo a nome Antonio che dovrebbe essere stato destinatario dell’ultima ordinanza di custodia cautelare eseguita, se non erro, nell’ottobre del 2015 nei confronti dei BUONERBA ed altri. Fui io a consigliare a MANNA e agli altri ragazzi di attendere SIBILLO nella zona dove i BUONERBA gestiscono una piazza di cocaina. Io feci ciò in quanto, come ho già riferito in precedenza, avevo un buon rapporto con MANNA Andrea detto “Cioccolata”, anche lui, per altro, detenuto per un certo periodo a Spoleto con Ciro MARIANO…i quattro che ho indicato sopra seguirono il mio consiglio ed infatti SIBILLO Emanuele fu ucciso nei pressi dell’abitazione dei BUONERBA mentre loro erano appostati. La mattina seguente mi chiamò MANNA Andrea dicendomi che doveva venire da me. Io all ‘epoca abitavo alla Riviera di Chiaia dove attualmente abita mio nipote, figlio di mia sorella, a nome Vincenzo MARINACCi. Io raggiunsi MANNA Andrea alla Riviera di Chiaia ave lo trovai insieme a Luigi CRISCUOLO, BUONERBA Gennaro e questo ragazzo a nome Antonio. Ricordo bene che era il 3 luglio e che MANNA Andrea mi raccontò che erano stati loro a commettere l’omicidio di SIBILLO Emanuele e mi chiese un appoggio. lo gli diedi le chiavi di casa mia e li ospitai per tre giorni. Inoltre diedi disposizioni al proprietario del Sol Bar di offrire ai quattro ragazzi tutti ciò che volevano a mie spese. Nella stessa mattinata MANNA e gli altri mi chiesero di fittargli un gommone da un armeggiatore soprannominato “omissis” che io conoscevo, che si trova all’altezza di Santa Lucia, difronte al vecchio club “21 “.lo pagai per il fitto del gommone, ma BUONERBA Gennaro lasciò i suoi documenti al titolare del! ‘ormeggio per garanzia. I quattro mi chiesero anche di fornirgli una bottiglia di Champagne e quattro bicchieri di cristallo che servivano per brindare sul gommone… Marco MARIANO era a piena conoscenza dell ‘appoggio che avevamo dato ai BUONERBA e agli altri dopo l ‘omicidio, anzi, il giorno 4 luglio, io e Marco MARIANO li portammo a mangiare a un ristorante a Fuorigrotta soprannominato “omissis ” che è di proprietà di Raffaele BARATTO dei “Calacioni “. Il giorno dopo i quattro andarono via… preciso che quando i ragazzi dopo l’omicidio vennero a casa mia si erano già disfatti di tutte le armi temendo di essere scoperti dalla Polizia”.

Questi invece gli altri particolari e la fase di preparazione dell’omicidio di Emanuele Sibillo:
“…Genni Buonerba era sottoposto a tangente ‘dalla famiglia SIBILLO e non voleva piu’ pagare. Genni mi fu portato da Andrea Manna detto cioccolata per confermargli il nostro appoggio per volonta’ di Ciro Mariano. Consigliai a Manna di spostarsi presso i Buonerba ed ando’ ad abitare in una casa che essi avevano in via dei Tribunali. Su mio consiglio Gennaro Buonerba e gli altri si organizzarono per reagire ai Sibili o. Non dovevano fare altro che attenderli nei pressi dell ‘abitazione di Gennaro Buonerba quando si recavano a ritirare i soldi. Si tratta di un vicolo stretto che non consente la fuga nel senso che o si torna indietro, il che comporta il fermarsi e girare il mezzo, o si va avanti necessariamente. Sicche’ se si organizza un agguato non c ‘e’ scampo. Ed infatti già in precedenza era stato colpito un ragazzo agente per conto dei Sibillo. Per come mi dice confermo che il nome del ragazzo e’ o’ nannone. L ‘ho intravisto in carcere durante questa detenzione a Secondigliano. Quanto alla dinamica dell ‘agguato a Sibillo Emanuele, per come mi è stato raccontato, i quattro che ho citato, ossia Genni Buonerba, Andrea Manna, Luigi Criscuolo detto bis bi’ e Antonio si appostarono in questo modo: uno nel palazzo di Genni; uno in un basso nelle vicinanze (i due sono Manna e Antonio), mentre Buonerba e Criscuolo rimasero sopra. Sibillo Emanuele con i suoi, in quattro od in sei persone, su due – tre motorini, arrivati sotto la casa di Buonerba iniziarono a sparare. Mentre stavano andando via Antonio e Manna uscirono fuori e gli spararono contro di spalle. Quando vennero a casa mia, la mattina dopo, avendo fiducia in me, da un sorriso che feci ad Antonio e dal suo controsorriso capii che ad uccidere il Sibillo era stato lui…Antonio l’ho visto in televisione con il casco nel filmato diffuso dal telegiornale che lo vede sparare. L ‘ho riconosciuto subito. Ritengo che a sparare in quel gruppo era sempre Antonio, l’unico veramente in grado di uccidere. Credo che anche a sparare al nannone sia stato lui, anche se il Criscuolo in carcere si era autoaccusato con me…Buonerba Gennaro rimase nella sua abitazione, al primo piano, insieme al Criscuolo e mi disse di non aver sparato perché non aveva la pistola e che a sparare erano stati solo Antonio e Manna”.


Articolo pubblicato il giorno 8 Marzo 2018 - 16:47

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