Torre Annunziata. Un gesto che lascia i presenti nell’aula di tribunale Giancarlo Siani letteralmente interdetti dall’accaduto: Vittorio Nappi, vittima di un tentato omicidio il 27 gennaio 2017, dopo una testimonianza ricca di perplessità e “non ricordo”, si alza e rivolge a uno dei presunti responsabili un gesto di saluto. L’imputato al quale è stato rivolto l’omaggio non è però uno qualunque. Il suo nome è Raffaele Gallo, figlio di Francesco Gallo, storico capoclan del Penniello, ora al 41 bis. Un azione che ha fatto sobbalzare l’intero collegio, il quale ha chiesto ai cancellieri di annotare quanto accaduto e che lascia forti dubbi.
Il motivo che, secondo l’accusa, avrebbero portato i due ad armarsi e fare fuoco sarebbe legato ad un vortice di camorra e tradimenti. La madre di Gallo Junior, dopo la separazione dal marito, avrebbe allacciato una relazione con un affiliato dei Gionta; un gesto ritenuto oltraggioso nei confronti del boss e che avrebbe generato voglia di vendetta nel giovane diciottenne verso suo zio Salvatore Iovane. In sella ad una moto, assieme al suo complice Vincenzo Falanga, i due affiancano l’auto del ‘prescelto’, scaricando diversi colpi che non centrano il bersaglio, ma un proiettile ferisce però nella schiena Nappi. “Mi sono risvegliato direttamente in ospedale” dichiarerà la vittima, che con i suoi continui “non so” spinge il giudice a chiedere se è stato avvicinato da qualcuno prima dell’udienza: “No” è la risposta del diciannovenne che, anche grazie alle dichiarazioni di Iovane, alleggeriscono la posizione degli indagati. Al termine del dibattito, la richiesta dei legali di Gallo è la revoca della custodia cautelare del proprio assistito per “motivi di salute” visto che l’accusato si regge grazie all’aiuto di due stampelle di ferro. Una vicenda che non si è ancora conclusa e che vedrà la partecipazione di nuovi testimoni e ulteriori elementi nelle prossime udienze, il quale aiuteranno a fornire un quadro completo della faccenda.
Articolo pubblicato il giorno 10 Marzo 2018 - 15:08