Antonietta Gargiulo, l’unica sopravvissuta della strage familiare di Cisterna di Latina, potrebbe essere risvegliata dal coma farmacologico in cui si trova da tre giorni, al massimo entro domani. I medici dell’ospedale san Camillo di Roma, dove si trova ricoverata, hanno iniziato da ieri le operazioni che la porteranno al risveglio completo. La prognosi dell’operaia della Findus, originaria di Melito di Napoli, resta riservata e dall’ospedale romano i medici rendono noto che i valori della donna sono stabili. Antonietta è stata ferita da tre colpi di arma da fuoco, esplosi dalla pistola di ordinanza del marito ( dal quale si stava separando) l’appuntato dei carabinieri Luigi Capasso, originario di Seconsigliano che dopo averla ferita ha uccisa le due figliolette e poi si è suicidato. Antonietta quindi non sarà cosciente prima di due o tre giorni e i medici escludono che possa parlare. Sia la mascella che la mandibola sono bloccate dopo l’intervento chirurgico eseguito nelle scorse ore. Sulla vicenda che ha sconvolto l’Italia intera emergono altri particolari che fanno capire come questa “strage annunciata” poteva essere evitata. Oggi i giornali Il Mesaaggero e Il Mattino riportano la notizia secondo la quale Luigi Capasso nella sua lucida follia di pianificazione della strage oltre ad avere lasciato lettere e soldi ai suoi familiari in cui spiegava i motivi della strage e dava disposizioni per i funerali di tutta la famiglia ha lasciato anche una busta con un assegno da cinquemila euro intestato alla sua amante. Ma non è finita perché gli investigatori hanno trovato sul letto della stanza matrimoniale un foglio con scritto «non doveva farlo», riferito evidentemente ad Antonietta Gargiulo, la donna che lo aveva mandato via di casa e non voleva che vedesse le figlie perché aveva paura del suo essere violento.
E a questo proposito ieri a Radio Rai ha parlato la signora Michela, amica di famiglia nonché ex collega in pensione di Antonietta Gargiulo, che ha ripercorso quei pochi secondi trascorsi al telefono con Luigi Capasso la mattina della strage. “Quando al telefono di Antonietta ha risposto Luigi -ha spiegato-ho capito che era successo qualcosa di grave. Mi detto che la colpa era la mia che aveva ucciso le figlie, diceva cose confuse prima di chiudere la conversazione”. La signora Michela appena chiuso il telefono ha prontamente chiamato i carabinieri informandoli della conversazione avuta con Capasso. Ed era proprio Michela la donna che i carabinieri hanno provato a far parlare con il 44enne senza successo. Lei sapeva benissimo della situazione delicata della coppia, in quanto Antonietta e le bambine erano state ospitate dalla donna lo scorso settembre, subito dopo quell’aggressione davanti lo stabilimento Findus. E forse Capasso a Michela non ha perdonato questo, il sostegno fornito all’ex moglie. Invece tra i particolari che in queste ore stanno emergendo, grazie anche alle testimonianza di questa amica di famiglia è la gelosia morbosa, come riportato da Latinaoggi, che Capasso aveva nei confronti della moglie al punto di hackerarne il cellulare. Secondo quanto ha raccontato la signora Michela, ogni messaggio e chiamata di Antonietta erano sotto il controllo del marito, attraverso un applicazione che fungeva da ponte col suo cellulare. Così avrebbe scoperto dell’appuntamento con gli altri colleghi per un caffè ad inizio Settembre. Una situazione che ha scatenato in Capasso una gelosia accecante, esplosa poi fuori il parcheggio della Findus.
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