Il maggiore Alessandro De Vico, comandante del Nucleo investigativo del reparto operativo provinciale di Salerno, ha ricostruito ieri mattina la dinamica dell’omicidio delle Fornelle in qualità di teste dell’accusa, per stabilire le presunte responsabilità di Daniela Tura De Marco nell’omicidio del padre Eugenio. Un omicidio che vede già condannato col rito abbreviato il suo ex fidanzato Luca Gentile a trent’anni di carcere.
L’ufficiale dei carabinieri ieri mattina ha confermato, dai rilievi effettuati, che tra Luca e il suocero non c’è stata alcuna colluttazione. Ma, soprattutto, ha delineato anche quello che è il ruolo di Daniela nella vicenda, oltre a quello dell’imputata. In particolare il maggiore De Vico ha anche raccontato dell’intercettazione ambientale, audio e video, fatta in caserma durante gli interrogatori con Daniela che, nonostante la confessione di Luca, lo coccolava e lo accarezza con dolcezza quasi materna. Il dietrofront di Daniela negli atteggiamenti verso quello che allora era il suo fidanzato, potrebbe invece essere legato ad un litigio con la sua famiglia, in particolare con il cognato che la avrebbe accusata di essere vicina alla persona che aveva ucciso suo padre. Di questa parte dell’indagine ha invece parlato un maresciallo donna che assistette Daniela quando fu ritrovata in stato di choc sulla scogliera del porto. Andò lì dopo qualche giorno dalla morte di Eugenio, perché stava male.
Il prossimo 12 luglio, invece, sarà sentito dai giudici proprio Luca, l’omicida reo confesso che ha sempre sostenuto di aver ammazzato l’ex carrozziere per legittima difesa, stanco delle continue avances che l’uomo gli rivolgeva. Ad incastrare Daniela ci sarebbero anche una serie di messaggi whatsapp che i due ragazzi si sarebbero scambiati il pomeriggio prima e dopo del delitto, avvenuto il venerdì sera anche se poi il cadavere fu ritrovato nel pomeriggio di sabato.
Articolo pubblicato il giorno 30 Marzo 2018 - 11:37