Il Reddito di cittadinanza è stato il cavallo di battaglia dei temi politici del Movimento 5 Stelle. Tema caldissimo su cui hanno battuto chiodo anche i tantissimi avversari politici in campo. Sopra tutti il PD, che ha schernito e criticato duramente la misura politica pentastellata. “Il lavoro è l’argomento fondamentale italiano e invece purtroppo si continua a discutere del Reddito di cittadinanza, che vuol dire dare i soldi alla gente perché non lavori” dichiarava l’ormai ex segretario del PD Matteo Renzi. Le urne hanno dato il loro responso incontrovertibile. “Il reddito di cittadinanza non darà soldi a chi vuol stare seduto sul divano: dovrà, per il breve periodo in cui avrà il contributo, formarsi e dare 8 ore di lavoro gratuito allo Stato. Dal secondo anno il reddito di cittadinanza inizia a scalare, perché la persona viene reinserita nel mondo del lavoro”, replicava il leader M5S Luigi Di Maio durante la campagna elettorale per descrivere una delle misure più interessanti e discusse del programma pentastellato. Il Reddito di Cittadinanza ora da promessa dovrà per forza di cose diventare realtà, sempre se il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella conferirà il mandato a Di Maio di formare il nuovo Governo. Ma tanti sono gli interrogativi che ruotano attorno al Reddito di Cittadinanza, a partire sulle coperture che una misura del genere potrebbe richiedere. “Prenderemo 17 miliardi dalla spesa improduttiva e dalla tassazione sul gioco d’azzardo e sui concessionari autostradali”, aveva spiegato Di Maio.
A ogni modo, i vertici pentastellati hanno sempre tenuto a sottolineare che il reddito di cittadinanza non sarà concepito come una misura assistenzialista.
Ma al netto delle polemiche e degli slogan elettorali cos’è realmente il reddito di cittadinanza? Come funziona e quali sono i requisiti e le modalità per ottenerlo?
PROMOZIONE DEL DIRITTO LAVORO E FORMAZIONE PROFESSIONALE – La misura contenuta nel programma pentastellato non è altro che l’aiuto economico che il M5S intenderebbe destinare a 9 milioni di italiani che si trovano privi di reddito o che hanno redditi troppo bassi, in modo da combattere povertà, disuguaglianza ed esclusione sociale. Si tratterebbe altresì di una misura mirata alla promozione del diritto al lavoro e della formazione professionale.
FUNZIONAMENTO – Il reddito di cittadinanza prevederebbe un’integrazione/erogazione economica mirata a far in modo che chiunque possa raggiungere la soglia dei 780 euro mensili (per esempio: se abbiamo un nucleo famigliare formato da due persone con una pensione da 400 euro ciascuno, il reddito di cittadinanza interverrà affinché vengano raggiunti i 780 euro mensili con un’integrazione pari a 370 euro). Stando alle promesse, anche i lavoratori full-time sottopagati avranno diritto ad un’integrazione. Per questa categoria di lavoratori è stata progettata una misura ad hoc: l’introduzione del salario minimo contrattuale con pagamento base di 9 euro l’ora. In caso di lavoro part time, invece, è prevista l’integrazione salariale per giungere ai 780 euro mensili.
I REQUISITI – Per ottenere il reddito di cittadinanza bisognerà avere più di 18 anni, essere disoccupati o inoccupati, possedere un reddito lavorativo inferiore alla soglia di povertà italiana stabilita dall’ISTAT (attualmente la soglia è stata stabilita intorno ai 780 euro mensili), percepire una pensione inferiore alla soglia di povertà.
LE REGOLE – per non perdere il beneficio del sussidio gli aventi diritto dovrebbero iscriversi al Centro per l’Impiego e rendersi immediatamente disponibile al lavoro, intraprendere un percorso di ricerca lavorativa che impegni almeno 2 ore giornaliere, offrire la disponibilità per progetti utili alla collettività per 8 ore settimanali, frequentare corsi di qualifica/riqualifica professionale, comunicare tempestivamente qualsiasi variazione del reddito, accettare obbligatoriamente uno dei primi tre lavori che vengono offerti.
ULTERIORI AGEVOLAZIONI – Ulteriori benefici sono previsti per chi assume gli aventi diritto del Reddito di Cittadinanza e chi organizza laboratori per la creazione di nuove imprese. Il tutto per favorire l’inserimento lavorativo e l’eventuale riqualificazione professionale grazie anche alla concessione di beni demaniali per le start-up innovative e per il recupero agricolo.
LA COPERTURA ECONOMICA – E’ questo il grande dilemma che avvolge la tanto contestata e contorta misura contenuta nel programma pentastellato. La copertura economica richiesta. Dubbi forti alimentati anche dalla difficoltà per i precedenti Governi di aiutare chi, per via della crisi, aveva perso il proprio posto di lavoro. Dalla CIG si è passati alla NASPI, con non pochi patimenti e tante costrizioni e ristrettezze in cui tantissimi italiani si sono ritrovati a vivere negli ultimi anni. Per non parlare del debito pubblico che non accenna minimamente a calare. Ma questa sarà materia di cui si occuperà, sempre se riuscirà a vedere la luce, la futura legislatura uscita dalle urne.
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