Potenza. E’ una donna napoletana di 35 anni, la maitresse che gestiva un giro di prostituzione di giovani donne e transessuali, quasi tutti provenienti dal Sud America. I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Potenza hanno notificato alla donna e ai suoi 18 complici un avviso di conclusione delle indagini emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza. I 19 indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e al furto aggravata di energia elettrica. L’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato oltre che a Napoli nelle province di Brindisi, Potenza e Cosenza. Secondo la Procura, l’organizzazione favoriva e agevolava il meretricio di donne e transgender italiane e straniere anche mediante la concessione in subaffitto di appartamenti locati da ignari proprietari, inserti pubblicitari, accompagnamenti, fornitura di biancheria, preservativi ed altro supporto logistico, necessario per lo svolgimento dell’attività illecita, compresa la donna per le pulizie negli appartamenti, gli asciugamani, le salviette, le lenzuola, i cuscini, il lubrificante e la riscossione del canone di locazione. L’attività di indagine, avviata nel mese di gennaio 2017 e proseguita per circa dieci mesi fino all’ottobre 2017, prende le mosse da un controllo dei militari, in via Messina a Potenza, dove veniva accertato che le occupanti di un appartamento in affitto, ognuno in una stanza, vestite con abiti succinti, fruivano di energia elettrica mediante allaccio abusivo. I carabinieri, incuriositi dall’arredamento scarno e dalla presenza di soli letti, iniziavano ad effettuare i primi accertamenti e grazie ad idonei servizi di osservazione e pedinamento, notavano un vero e proprio via-vai dalla palazzina.
Le indagini, condotte anche con l’ausilio di intercettazione, hanno consentito di accertare che a capo dell’associazione vi era una donna, napoletana, che intesseva una serie di relazioni e di attività finalizzate a gestire, grazie a contratti di locazione a lei intestati o ad altri sodali, talvolta anche con documenti falsi, alcuni appartamenti ubicati tra Napoli, Potenza, Brindisi, Rende, Cosenza e Cassino, all’interno dei quali venivano ospitate giovani donne e transessuali, quasi tutti provenienti dal Sud America.
La giovane maitresse, si faceva consegnare somme che oscillavano tra i 50 euro giornalieri e le 250/350 euro settimanali, che le venivano versate tramite ricariche postepay. In cambio procurava gli appartamenti, situati in zone appartate, in modo da assicurare segretezza e discrezione, reclutava le prostitute e le prelevava dalle stazioni ferroviarie.
Un ruolo particolare assume anche il padre della donna che, per sovvenzionare eventuali esigenze e fornire necessarie garanzie economiche alla figlia, diventava una sorte di “fideiussore”, poiché titolare di busta paga. Difatti, in una conversazione emerge il progetto della donna di riciclare il denaro mediante l’acquisto di una villa che materialmente il padre doveva donarle, poiché in passato aveva già richiesto dei prestiti e quindi l’operazione finanziaria era giustificata e non destava sospetti.
Gli “chauffeur”, ossia coloro che avevano i compiti di prelevare ed accompagnare le donne, ricevevano quale compenso dai 20/30 euro.
Nel corso delle indagini è stata sequestrata anche una vera e propria agenda con le annotazioni della situazione debitoria delle donne e dei pagamenti.
Per capitalizzare meglio i guadagni e gli introiti, in ogni appartamento locato veniva costituito un allaccio abusivo alla rete di energia elettrica, al fine di non contabilizzarne i consumi. Ulteriore forma di entrata era la differenza tra la somma base di locazione degli appartamenti ed i guadagni ricavati con le richieste ad ogni singola prostituta, le quali, generalmente, restavano negli appartamenti massimo una o due settimane. Gli altri componenti del gruppo, fornivano, a loro volta, analoghi contributi, quali la manutenzione degli appartamenti, piccole riparazioni oppure prelevano le donne all’aeroporto o alla stazione.
Articolo pubblicato il giorno 2 Marzo 2018 - 17:50