“Il sindaco Michele Griffo era a disposizione del clan di Michele Zagaria, così come quello precedente, Nicola Pagano”: il collaboratore di giustizia Massimiliano Caterino, conferma le accuse già contenute in numerosi interrogatori resi alla Dda di Napoli. La conferma arriva nel corso del processo Jambo che si sta celebrando presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, collegato in video-conferenza. Il processo è quello nel quale sono imputati anche Griffo e Pagano, oltre ad amministratori del centro commerciale Jambo di Trentola, ritenuto di proprietà occulta di Zagaria, che lo avrebbe realizzato e gestito tramite il titolare della struttura Alessandro Falco, considerato imprenditore legato al clan. Caterino conferma che il clan aveva forti interessi nel Jambo, e riferisce a tal proposito dell’intervento di Michele Zagaria quando sorsero contrasti tra i due soci formali del centro commerciale, gli imprenditori Alessandro Falco e Salvatore Balivo. “Fu Zagaria a costringere Balivo a vendere le sue quote a Falco”. Circostanza questa raccontata anche dall’altro collaboratore di giustizia di spicco del clan, l’ex boss Antonio Iovine; su quest’ultimo è intervenuto lo stesso Zagaria con alcune dichiarazioni spontanee rilasciate nel carcere di Milano-Opera ad un agente della Polizia Penitenziaria, in cui sostanzialmente contrattacca lanciando accuse a Iovine di essere un “falso pentito” e di aver intascato per la costruzione del Jambo una tangente di oltre un miliardo delle vecchie lire, reinvestite poi nel Polo calzaturiero di Carinaro. Oggi, il pm della Dda Maurizio Giordano, ha annunciato che chiederà la convocazione dell’agente della penitenziaria che ha raccolto le dichiarazioni. La prossima udienza è fissata per il 12 aprile prossimo.
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