Processi penali a rischio domani e dopodomani in tutta Italia: gli avvocati penalisti si asterranno dalle udienze e da ogni attivita’ giudiziaria. La protesta e’ contro la mancata approvazione della riforma dell’ordinamento penitenziario ed e’ stata proclamata dall’Unione delle Camere penali, che ha anche organizzato per domani una manifestazione nazionale a Roma. L’ultimo Consiglio dei ministri prima delle elezioni avrebbe dovuto varare in via definitiva il cuore della riforma, e cioe’ l’unico decreto attuativo che ha gia’ avuto i pareri delle Commissioni competenti di Camera e Senato e che amplia l’accesso alle misure alternative al carcere: sia innalzando il limite di pena per poter fruire dell’affidamento in prova ai servizi sociali sia modificando l’articolo 4 bis della legge penitenziaria, che esclude in via automatica la concessione dei benefici ai responsabili di determinati tipi di reati. Modifiche criticate dalla Commissione Giustizia del Senato. Contro ogni previsione della vigilia pero’ il testo – che prevede anche una maggior tutela del diritto all’assistenza sanitaria, equiparando l’infermita’ psichica a quella fisica – e’ finito in stand by: il governo ha approvato altri tre decreti sulle carceri, rimandando la parte piu’ importante della riforma alle settimane successive ,anche per tener conto delle “indicazioni del Parlamento”. Una scelta dettata da ragioni elettorali, hanno protestato i sostenitori della riforma, penalisti in testa, che temono una definitiva battuta d’arresto per via dell’imminente fine della legislatura. Quella degli avvocati non e’ affatto una battaglia solitaria. La loro mobilitazione ha il sostegno dell’associazione Antigone e di Rita Bernardini del Partito radicale che per la riforma, assieme a migliaia di detenuti, ha attuato un lungo sciopero della fame. E i penalisti sono tra i firmatari di un appello al governo, che vede in campo uno schieramento ampio e variegato. In calce al documento – che fa presente come la riforma non sia uno svuotacarceri ma un intervento organico per riportare l’esecuzione penale nella “legalita’ costituzionale e sovranazionale, dopo le umilianti condanne europee”- ci sono le sottoscrizioni di tante associazioni: tra le altre Magistratura democratica, l’Associazione italiana dei professori di diritto penale, la Conferenza nazionale volontariato Giustizia. E ci sono le firme di autorevoli giuristi (come i presidenti emeriti della Consulta Valerio Onida e Gaetano Silvestri, i professori Giovanni Fiandaca, Delfino Siracusano e Carlo Federico Grosso, l’ex giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo Vladimiro Zagrebelsky), magistrati (il procuratore di Torino Armando Spataro, l’ex procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati e l’ex presidente della Cassazione Ernesto Lupo), scrittori e registi.
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