Napoli. Un presunto assassino, un movente e una lunga lista di nomi quelli della Procura di Napoli che sfileranno dinanzi alla corte d’Assise nel processo a Luca Materazzo, accusato di aver ucciso il fratello Vittorio il 28 novembre del 2016. Il 10 aprile prossimo inizierà il processo per l’omicidio di viale Maria Cristina di Savoia. La Procura prova a chiudere il cerchio in un processo nel quale, fino ad ora, ci sono stati tanti colpi di scena. Tra i testimoni che i pm hanno citato ci sono coloro che hanno seguito le indagini ed hanno firmato le informative che indicano Luca Materazzo, il 36enne scappato in Spagna, pochi giorni dopo il delitto. Il vicequestore Mario Grassia e il gruppo dei suoi collaboratori, l’ex responsabile della polizia scientifica, Fabiola Mancone, e ancora i biologi e gli esperti informatici. Sarà un processo lungo e complicato, nel quale la difesa – rappresentata dai penalisti Gaetano e Maria Luigia Insera – proveranno a dimostrare che Luca Materazzo non è l’assassino del fratello Vittorio. I pm Francesca De Renzis e Luisanna Figliolia, come riporta Il Mattino, hanno convocato anche il primo testimone chiave del delitto, Filippo Licenziati, che quella sera scese in strada attirato dalle urla della vittima mentre veniva colpito con circa 40 coltellate. Poi Licenziati seguì quella sagoma con la testa coperta da un casco integrale da motociclista e due giubbotti addosso, mentre spariva in vico Santa Maria della Neve. L’uomo poi indicò agli inquirenti dove l’assassino si era cambiato di abito. Lì fu trovato il casco e l’arma del delitto, un coltello da su utilizzato per assassinare con particolare ferocia Vittorio Materazzo, ucciso all’età di 51 anni. Nella lista dei testimoni della Procura anche alcuni professionisti, amici della vittima che dovrebbero raccontare delle relazioni dell’ingegnere e dei suoi dubbi sulla morte del padre Lucio, scomparso nel 2013, ufficialmente per cause naturali. In aula sarà convocata, poi, Elena Grande, vedova dell’ingegnere che si è costituita parte civile nel corso dell’udienza preliminare e le sorelle di Luca e Vittorio (tre su quattro costituite parte civile, sono difese dall’avvocato Gennaro Pecoraro), mentre c’è attesa anche per il titolare di un bar in zona via Crispi, che ha svelato particolari decisivi, riconoscendo Luca come uno dei clienti del suo locale la sera in cui avvenne il delitto: vide Luca mentre era intento a lavarsi le macchie di sangue nel bar del suo locale, lo riconobbe dopo aver visto le foto del 36enne sul giornale, a partire dal cinque dicembre del 2016. Il resto riguarda le prove del Dna, l’argomento cardine su cui poggia l’accusa a carico dell’unico imputato. Sono diverse le tracce di sangue isolate sugli abiti e sull’arma del delitto che riconducono a Luca, un argomento che spinse il gip Bruno D’Urso a firmare l’ordine di arresto a suo carico.
La difesa a sua volta prepara una lista di testimoni che dovrebbero insinuare dubbi sulle responsabilità di Luca Materazzo che non ha mai confessato di essere l’autore dell’omicidio e che è stato arrestato alcuni mesi fa in Spagna, dove lavorava in un bar.
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