Gli imprenditori dovevano versare al clan il “canone” annuo pari a 160mila euro. La Camorra, secondo quanto emerso dalle indagini, ha preteso questa somma almeno fino al 2010. Nella giornata di ieri la sentenza che ha condannato a 10 anni il boss Michele Zagaria. Condanna a 13 anni per Salvatore Verde, detto “Tore ‘a bestia”, considerato l’esecutore materiale a quale gli è stata riconosciuta la continuazione. Il giudice, inoltre, ha anche stabilito il risarcimento dei danni alla vittima che ha denunciato la Camorra. Si tratta di Luciano Licenza, imprenditore. Il risarcimento sarà stabilito in sede civile. In un primo momento alcuni imprenditori erano considerati collettori fra il clan e gli imprenditori del polo industriale. Secondo le indagini le quote erano riscosse dagli affiliati-cassieri di San Cipriano d’Aversa per Iovine e Salvatore Verde per il boss Zagaria. Gli imprenditori avevano sempre taciuto, tranne Licenzia. Sei anni dopo l’arresto del boss Iovine si è scoperto tutto grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e alle dichiarazioni dell’imprenditore Luciano Licenzia, l’imprenditore dell’inchiesta “Medea” che circa 4 anni fa aveva iniziato a parlare con gli inquirenti, spiegando il meccanismo del pizzo con scadenza annuale, applicato da Iovine e Zagaria.
Articolo pubblicato il giorno 2 Marzo 2018 - 08:35