Siamo lontani e su strade diverse rispetto a Uomini e topi (Of Mice and Men), romanzo di Steinbeck del ’37 tradotto in Italia da Pavese. Ma i topi di Scannasurice pure si confondono con gli uomini, nell’eterna lotta tra chi sta male e chi sta n’guaiato. Straordinaria l’interpretazione di Imma Villa, premiata da scroscianti applausi dal pubblico in piedi: la capacità vocale nel “dramma” è da livello notevolissimo. Perfetta la scelta di Simona Tortora di cominciare il quarto anno di “L’Essere e l’Umano” (rassegna siglata Artenauta) col testo di Enzo Moscato, ambientata nella parossistica e delirante Napoli del post terremoto attraverso uno stigma personale e originale, partendo dal linguaggio, intriso di un’antica napoletanità, che passa per filastrocche e detti, coloriti ma mai volgari. E poi tanto altro da sottolineare. La parte demoniaca della Vergine, che pensa al curaro come metodo di sterminio. La casa vissuta come luogo di storie, di presenza non solo fisica ma anche etico-sentimentale. La storia nella storia con la “bella ‘mbriana”. La discesa inferi, con parole che sembrano uccidere, come veri e propri proiettili. In realtà le parole del femminiello-protagonista non uccidono: rappresentano il dolore di chi si adatta, di chi è a sud di tutto e di tutti.
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