Napoli. “Io non c’entro niente. Quella sera non avevo la felpa ma un giubbotto. Quando mi hanno fermato gli agenti della polizia mi hanno visto come ero vestito. Avranno sicuramente notato che io avevo la barba. C’e’ un video che uno dei ragazzi che avete indagato ha sul suo cellulare. Lo ha girato per gioco e si vede benissimo che eravamo da un’altra parte”. E’ questa la difesa del 16enne, conosciuto con il soprannome di “Tic-tac” arrestato per il tentato omicidio di Arturo, il ragazzo di 17 anni, quasi ucciso nel corso di una tentata rapina lo scorso 18 dicembre in via Foria, nel centro di Napoli da parte di una baby gang. Il 16enne e’ il secondo dei componente del gruppo finiti in carcere. Prima del suo, c’e’ stato il provvedimento restrittivo per un ragazzo di 15 anni, soprannominato ”o nano’ per la sua statura minuta. Il 16enne, conosciuto nel rione Sanita’ come ‘tic tac’ ha un precedente per rapina e ha frequentato la scuola fino alla terza media. Poi ha deciso di cercare un lavoro e per ora, come si dice a Napoli, ‘arrangia’. E’ stato riconosciuto da Arturo il 16 febbraio in una fotografia e nei prossimi giorni si terra’ probabilmente un incidente probatorio, un faccia a faccia tra la vittima e il presunto carnefice. L’arrestato e’ sospettato di essere uno dei due che hanno usato il coltello. Uno ha colpito Arturo alle spalle ferendolo al fianco e alla schiena, e l’altro lo ha quasi sgozzato con un fendente che ha trapassato il collo, ricucito poi dai medici con 40 punti di sutura. La procura potrebbe voler ascoltare, sempre nel corso di un incidente probatorio, sia Arturo che due testimoni: il titolare del negozio di animali che per primo e’ intervenuto, salvando di fatto Arturo da morte certa, e il ragazzo che prima di Arturo era finito nel mirino del branco.
(nella foto Tic-Tac e il nano, i due al momento in carcere per l’aggressione ad Arturo)
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