La concessione di sola costruzione per la realizzazione della linea 1 della metropolitana, sottoscritta nel 1976, “risulta uno schematico e generico contenitore di interventi, sprovvisto di definizione tecnica ed economica, che ha prodotto una fattispecie progressiva che dura ormai da quaranta anni tanto da rendere necessario ricorrere a laboriose trattative per la definizione dei reciproci impegni attraverso una continua rinegoziazione”. Il pesante j’accuse arriva dalla Relazione della sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stati della Corte dei Conti che presenta un focus sulla linea 1 della metropolitana di Napoli. “L’assoluta indeterminatezza dell’affidamento di lavori, nemmeno abbozzati, sulla base di una convenzione-quadro estensibile senza limite finanziario e temporale e priva di progetto, schemi grafici e capitolati prestazionali idonei a identificarne l’esatto oggetto e l’onere effettivo, è stata una delle cause della dilatazione dei tempi e dei costi della realizzazione. Peraltro, ancora non è stata definita la chiusura dell’anello della linea, essenziale per la sua piena funzionalità”, si legge ancora. Anche i finanziamenti, “frazionati nel tempo e resi disponibili con grande difficoltà, sono stati causa delle difficoltà di realizzazione”, proseguono i giudici contabili che sottolineano peraltro come “i lavori siano stati affidati in una logica estranea a un mercato aperto”. Tra i contraenti “sono insorte numerose controversie, solo in parte definite, che hanno dato luogo alla redazione di atti aggiuntivi con natura transattiva; permangono ‘riserve’ per molti milioni”, dicono ancora ricordando come “una parte dell’opera risulti affidata a un diverso soggetto attuatore, la Regione”. Il perpetuarsi della concessione, inoltre, “con il ricarico di spese generali attraverso la remunerazione di una serie di servizi sul valore della realizzazione”, ha fatto lievitare il costo dell’opera; “oltre agli oneri di concessione, hanno contribuito alla lievitazione le numerose varianti, la revisione prezzi e la remunerazione dei mutui”. Nel corso degli anni, infatti, annota ancora la Corte dei Conti, “vi è stata un’estensione degli affidamenti; le nuove tratte state attribuite senza ribasso, facendo sopravvivere, anzi, la revisione prezzi e il ricorso al mercato non ha trovato applicazione per lungo tempo neanche per i lavori assegnati dalla concessionaria”. Ma accertare i costi complessivi dell’opera, segnala ancora la Corte dei Conti, è stato arduo e la difficoltà è “notevolmente aumentata” in questi anni. Già nel 1976, ricordano i magistrati, la Commissione interministeriale per le metropolitane aveva invitato, per quanto possibile, a non adottare varianti in corso d’opera, per le conseguenze ”dannosissime sul costo e sui tempi di realizzazione”; tale raccomandazione è stata disattesa. Non solo. Fino al 2007 è stata applicata la revisione prezzi, con i suoi effetti distorsivi, a causa dei quali l’istituto era stato già da tempo abrogato, con corrispettivi determinati in via automatica, non in linea con quelli desumibili dal mercato o da procedimenti di analisi. Infine, hanno gravato non poco gli oneri di concessione e il ricorso a mutui spesso assai onerosi. Pollice verso della Corte dei Conti anche sulla “scarsa” vigilanza degli organi di controllo sull’opera benchè, dicono ancora i magistrati contabili, “la sua realizzazione abbia avuto, sin dall’inizio, un iter complesso dal punto di vista giuridico ed economico”. Non si è tenuto conto, in tal senso, si legge nella relazione alla delibera varata oggi, nemmeno delle rilevanti vicende penali intervenute nel corso degli anni. Modesta è stata la collaborazione tra Ministero delle infrastrutture e comune. Infatti, nonostante i numerosi solleciti, quest’ultimo non ha inviato le schede di monitoraggio dell’intervento fino al 2009.
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