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Maltempo sulla Campania: in arrivo un altro picco dell’influenza

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Dopo il picco registrato verso la metà di gennaio la curva inizia a calare ma per quanto calino i casi, medici e pediatri sono ancora allertati perché si teme una coda epidemica dovuta al gelo. L’influenza, infatti, continua a costringere a letto migliaia di persone con febbre alta, sintomi respiratori e in qualche caso problemi all’intestino e allo stomaco. Intanto si iniziano a tirare le somme di una stagione che ha messo a dura prova la tenuta dei presidi territoriali e dei pronto soccorso: all’ottava settimana del 2018, il numero di casi di influenza registrati in Italia dall’inizio dell’epidemia sfiora i sette milioni e mezzo di persone di cui circa settecento mila solo sul territorio campano. Casi, per il 60% riguardanti le fasce di età pediatrica. Ma quest’anno l’influenza non ha risparmiato i giovani adulti con alcune forme molto aggressive soprattutto nella platea dei non vaccinati. “Sono almeno 15 le persone, giovani adulti senza altri apparenti fattori di rischio, che abbiamo ricoverato quest’anno in rianimazione per le complicazioni polmonari sviluppate a seguito dell’infezione influenzale”, precisa Fiorella Paladino, responsabile del reparto di Osservazione breve del Cardarelli di Napoli. “Abbiamo per la prima volta – continua il medico – sviluppato una collaborazione con l’azienda ospedaliera Cotugno, non solo per l’invio rapido al presidio specialistico dei casi di sospette meningiti, ma anche per la diagnosi rapida con un test e un tampone nasale cui si associa, in caso di positività, a una terapia con antivirali”.
Al Cardarelli è stata dunque utilizzata una piccola scorta di kit forniti dal Cotugno per un nuovo test rapido, estremamente sensibile, per la determinazione qualitativa del virus dell’influenza A o B. “Un test – spiega Carlo Tascini, primario di emergenze infettivologiche al Cotugno – capace di dare risposte su campione da tampone nasofaringeo, da tampone faringeo o da muco aspirato, sensibile ai vari sottotipi dell’influenza A (tra cui H1N1), che distingue tra A e B e che rileva il virus a distanza di 24-48 ore dall’insorgenza dei sintomi in 10 minuti rispetto ai 310 giorni necessari per il risultato con coltura”. 
Un lavoro costante cui si è affiancato quello del laboratorio di virologia e batteriologia dell’azienda dei Colli guidato da Luigi Atripaldi, attivo anche nei casi di sospetta meningite.  “Particolare attenzione,  precisa Carolina Rescigno, dirigente della infettivologia del Cotugno, va posta alle encefaliti e meningiti del bambino. Il corretto e precoce riconoscimento dei segni clinici, l’esecuzione rapida della terapia cortisonica e antibiotica in qualsiasi pronto soccorso e l’invio rapido al centro di riferimento per l’attuazione del percorso diagnostico terapeutico (tac cranio, puntura lombare, rianimazione) scandiscono il successo terapeutico. Anche la presenza di una sola petecchia sulla cute (macchie cutanee rossastre) deve essere considerato un segno promonitore di un possibile innesco di una risposta infiammatoria sistemica e coagulativa rapida e progressiva che può portare al quadro quasi sempre irreversibile della coagulazione intravasale disseminata (Cid) e quindi morte”.


Articolo pubblicato il giorno 1 Marzo 2018 - 09:32

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