In Italia si contano 11,9 milioni di edifici residenziali – il 79,3% degli edifici totali – con 30,6 milioni di abitazioni. Di questi, sono oltre 2 milioni gli edifici residenziali in mediocre e pessimo stato di conservazione e rappresentano il 16,8% del totale. Lo stato di conservazione è inversamente correlato con l’età degli edifici e, secondo un’analisi svolta dal CRESME sulle epoche di costruzione del patrimonio edilizio, la grande maggioranza è stata realizzata fino ai primi anni ’90, con 10,43 milioni (87,6%).
In Campania esistono circa 195 mila edifici residenziali in stato mediocre o pessimo, si tratta di oltre il 21,8% del patrimonio edilizio abitativo della regione. Il dato che riguarda le abitazioni non occupate è arrivato comunque al 17,1% nel 2011.
Innovazione ambientale, efficientamento energetico in edilizia, condivisione e sharing economy, ma anche agevolazioni fiscali e vantaggi ambientali. Sono questi i temi al centro di Civico 5.0, un altro modo di vivere il condominio, pensata per sensibilizzare cittadini, amministrazioni e costruttori sull’importanza di un nuovo modello di vivere e progettare i condomini e i suoi spazi; dando consigli utili e strumenti concreti per migliorare la qualità della vita dei palazzi condominiali, per capire come abbattere i costi in bolletta e dire ‘basta’ a alle case colabrodo.
Nel corso del dibattito sono intervenuti: Katiuscia Eroe, Responsabile Energia Legambiente, Francesca Ferro, Direttore Legambiente Campania, Maurizio Sasso, Dipartimento di Ingegneria Università degli Studi del Sannio, Antonio Polverino, Harpo Spa, Francesco Polverino, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale, Università degli Studi di Napoli Federico II.
In particolare, i tecnici di Legambiente, prima dell’arrivo del Treno Verde in Campania, hanno realizzato un’indagine termografica in quattro appartamenti di due diversi condomini a Napoli (nel centro storico e della zona collinare) e in uno di questi anche un’analisi dei consumi energetici elettrici. Sui quattro appartamenti, i problemi sono evidenti e comuni: infiltrazioni, dispersione da infissi e serramenti e tra i nodi tra pilastri e solai. Nell’appartamento in cui è stata effettuata anche l’analisi dei consumi elettrici, il risparmio per la famiglia potrebbe essere pari a circa il 25% dell’attuale spesa se si efficientassero i consumi attraverso la riduzione degli sprechi e la gestione dell’energia. Alle case e agli appartamenti colabrodo, poi, si affiancano i problemi dei costi che gravano sulle famiglie italiane: oltre 2 mila euro tra elettricità, energia termica e mobilità. Costi che possono essere notevolmente ridotti anche grazie agli incentivi dell’ecobonus e sismabonus che consentono di detrarre le spese.
I risultati del monitoraggio scientifico effettuato dai tecnici di Legambiente dimostrano, con un’analisi a campione delle abitazioni, come e quanto sia possibile intervenire portando vantaggi immediati in termini ambientali, economici e di qualità di vita. “È importante che i cittadini diventino consapevoli del loro peso energetico e delle opportunità previste per i prossimi quattro anni. Ed è ancora più importante che le amministrazioni supportino le famiglie attraverso sportelli energie e campagne di informazione per garantire – spiega Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente il massimo accesso agli strumenti previsti dalla finanziaria con particolare riguardo alle famiglie più in difficoltà che subiscono maggiormente i costi e le inefficienze di una casa colabrodo”.
La Finanziaria 2017 ha, infatti, introdotto incentivi per l’efficientamento energetico e la riqualificazione antisismica validi fino al 2021 cui accedere per realizzare interventi nei condomini, con detrazioni fiscali fino all’85%, e questa è una delle detrazioni più alte anche in Europa, e un’assoluta opportunità per le famiglie, anche per quelle in difficoltà. La novità del 2018 è inoltre la possibilità della cessione del credito ad ESCO (Energy Service Company), banche che realizzano l’intervento così da permettere anche alle famiglie con limitate possibilità di spesa di realizzare questi interventi. Il primo passo per Legambiente è quello di conoscere e mappare il patrimonio edilizio esistente, lo stato in cui versa e i finanziamenti disponibili per avviare una nuova stagione per l’edilizia sostenibile. Un lavoro che assume un significato ancora maggiore in una regione, come la Campania, dove l’abusivismo edilizio e il consumo di suolo, non conosce sosta. Ma sono anche gli edifici pubblici a necessitare di interventi adeguati, a partire dalle scuole. Secondo gli ultimi dati del rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente l’efficientamento energetico e l’uso delle fonti rinnovabili nelle strutture scolastiche è assolutamente esiguo e in appena il 10,8% di questi è presente un impianto da fonti rinnovabili.
“La fotografia scattata dal nostro monitoraggio – dichiara Francesca Ferro, direttore di Legambiente Campania – offre importanti spunti per promuovere anche nella nostra regione un grande cantiere di innovazione, un progetto di riqualificazione del patrimonio edilizio con obiettivi ambiziosi e prestazioni che possano garantire davvero la sostenibilità ambientale e la salubrità degli edifici, la qualità indoor, il benessere e la salute dei cittadini. Solo così si può pensare di aprire una nuova fase per il settore delle costruzioni, ridimensionando fino a sconfiggere la stagione dell’abusivismo edilizio e del consumo di suolo indiscriminato. Avere case, scuole, edifici pubblici sicuri e sostenibili – concludere Ferro – significa non solo combattere l’illegalità e contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici, ma anche offrire vantaggi economici diretti per le famiglie e stimolare la crescita economica nel settore edilizio ormai in crisi”. In Campania gli interventi effettuati per il risparmio energetico sono stati 8.977 a fronte di 74,14 miliardi di euro investiti che hanno permesso un risparmio di 20,28 magawattora all’anno. Gli investimenti più consistenti hanno riguardato i serramenti, 5.335, seguiti da caldaie a condensazione, 1.384, e pompe di calore 676 (fonte Enea). La provincia campana che ha investito maggiormente è stata quella di Napoli con 28,1 miliardi di euro. Tra le altre province è quella di Avellino che si fa notare per l’investimento pro-capite più elevato.
Articolo pubblicato il giorno 8 Marzo 2018 - 15:49