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‘La sua morte deve spingerci a fare di più, a essere migliori’, commozione e rabbia ai funerali di Franco Della Corte

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“Tu non meritavi questa atroce fine, non meritavi di morire. Ma adesso mi rivolgo a Dio, ti prego aiutaci. Aiuta a superare questo dolore a tutti noi”. E’ un dolore straziante quello della famiglia di Franco Della Corte, il vigilante 51enne aggredito da una baby gang la notte del 3 marzo nella stazione della metro di Piscinola a Napoli, e morto dopo tredici giorni di agonia. A parlare dall’altare e’ Federica, la nipote prediletta di Franco, che lascia una moglie sconsolata che non smette di guardare la bara, e due figli che a stento riescono a reggersi. Questo pomeriggio, sotto una pioggia battente e un vento sferzante, nella chiesa dello Spirito Santo di Marano, comune a Nord di Napoli, si sono celebrati i funerali della guardia giurata. Lutto cittadino per un uomo che quella notte era al lavoro quando in tre Ciro, Luigi e Kevin,, minorenni e incensurati, lo hanno aggredito ferocemente per provare a rubargli la pistola d’ordinanza. Tre ragazzini, reo confessi, tra i 15 e i 17 anni che adesso sono rinchiusi ai penitenziari di Nisida e Airola con l’accusa di omicidio aggravato dalla crudeltà e dai motivi futili. Il feretro di Franco Della Corte e’ arrivato accompagnato a spalla e sulla bara c’era una pagina aperta del Vangelo. In prima fila nella chiesa di Marano i figli e la moglie e tante autorita’ che non hanno voluto far mancare un supporto morale alla famiglia in questo triste momento: il prefetto e il questore di Napoli, Carmela Pagano e Antonio De Iesu, il vicesindaco di Napoli Raffaele Del Giudice, i commissari straordinari del Comune di Marano e il governatore della Campania Vincenzo De Luca. La messa e’ stata officiata dal decano Ghezzi, supportato da tutti i prelati di Marano. Prima dell’omelia, i familiari di Franco hanno letto alcuni passi del Vangelo, passaggi concentrati sulla salvezza dei giusti, sugli operatori di pace e i perseguitati. “Ognuno, al di la’ della giusta condanna per la violenza assurda compiuta ai danni di Ciccio, deve interrogarsi per quello che e’ accaduto. E’ un martire dell’amore e la sua morte deve spingerci a fare di più, a essere migliori”, ha detto il parroco don Costantino Rubini durante l’omelia. E ha aggiunto: ”È difficile esprimere il dolore per la morte di Ciccio, un amico per me. La sua è una morte senza motivo. Il suo lavoro lo amava ed era il suo modo di amare la Patria. Amava la sua famiglia e il dolore della sua perdita deve trasformarsi in capacità di rialzarsi e la ferita per la sua morte diventi una feritoia dove far entrare luce di pace. La sua morte deve interrogare anche gli adulti e far scattare in tutti il desiderio di un mondo migliore, partendo dalla disponibilità di Ciccio verso gli altri”. “Ciao Ciccio”, cosi’ invece lo hanno voluto salutare i suoi colleghi che questa mattina hanno affisso a piazza Garibaldi uno striscione. Tutti i lavoratori dei trasporti di Napoli, hanno portato in segno di lutto un nastro nero. Alle 15, treni e bus si sono fermati per ricordare ‘Ciccio’ con uno squillo di tromba. I sindacati autonomi chiedono alla Prefettura di Napoli di istituire un tavolo permanente sul Trasporto Pubblico Locale, con incontri periodici in cui aziende, forze di polizia, associazioni di pendolari e lavoratori si confrontino illustrando i problemi e cercando soluzioni condivise per maggiori controlli sui mezzi di trasporto e nelle stazioni. L’Eav, intanto, la holding del trasporto pubblico in Campania, partecipata della Regione, ha avviato una raccolta fondi da destinare alla famiglia dell’uomo ucciso.


Articolo pubblicato il giorno 20 Marzo 2018 - 16:52


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