I figli del vecchio boss della Masseria Cardone “Giggino Nacchella” per l’anagrafe Luigi Esposito avevano esportato a Roma il modello Scampia delle piazze di spaccio. E per questo che come succedeva negli anni di piombo a Nord di Napoli anche su Roma chi “sgarrava” veniva punito. Imponevano ai pusher l’esclusivo approvvigionamento della droga dall’organizzazione. Ma i fedelissimi per mostrare il rispetto verso i due capi si tatuavano le loro iniziali sul corpo proprio come accadeva e accade ancora oggi con i clan della camorra a Napoli. È quanto accertato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Roma. In particolare nell’aprile 2015 a San Basilio, alla periferia della Capitale, tre pusher vennero gambizzati perché si erano riforniti da estranei al gruppo guidato dai fratelli Esposito. E furono gambizzati proprio da Genny Esposito. Lui e il fratello Sasà, che vivevano nel lusso ai Parioli a Roma, tra auto di lusso, abiti firmati, ristoranti stellati e locali alla moda, non si nascondevano dietro i convenevoli. Loro erano i due boss e come tali erano capiclan che non avevano vie di mezzo, come quando decisero di dedicarsi alle attività di droga. Secondo le forze dell’ordine riuscivano a garantire i passaggi di sostanze stupefacenti grazie alla “fedeltà” che i pusher gli davano. Ecco il ruolo dei due perni principale dell’indagini, ovvero Gennaro e Salvatore Esposito, figli del boss Luigi detto “Nacchella”, ex boss inserito negli elenchi dei trenta superlatitani. L’ordinanza di custodia si basa sugli accertamenti effettuati dai Carabinieri tra il 2013 e il 2016 nell’ambito dell’indagine denominata Gallardo (dal nome della Lamborghini in uso ai due fratelli), che ha permesso di accertare l’esistenza a Roma di un’organizzazione di narcotrafficanti capeggiata dai due fratelli. Secondo gli investigatori, il gruppo facente capo agli Esposito si occupava per lo più della gestione della piazza di spaccio di via Maiolati, a San Basilio, e della fornitura di coca nella zona del litorale romano. L’area era gestita sul modello di Scampia, con capipiazza, vedette e pusher: uno di questi, per certificare la propria fedeltà, si è persino fatto tatuare su un
braccio “Sasà” e “Genny”, i diminutivi dei suoi due capi. L’altra compagine, quella diretta da Vincenzo Polito, curava invece l’approvvigionamento e la successiva consegna di ingenti quantitativi di cocaina a Roma e provincia, grazie anche alla collaborazione di esponenti delle cosche di ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria, le famiglie Filippone e Gallico, presenti a Roma. I fratelli Esposito si sarebbero trasferiti a Roma dopo un patto stretto dal padre Luigi, considerato storico esponente del clan Licciardi e braccio destro di Gennaro detto “a scigna”, con il boss Michele Senese. È quanto ricostruito dagli investigatori. In particolare Luigi Esposito e Michele Senese si sarebbero incontrati in una casa di cura della Capitale. Dopo quell’incontro i fratelli Esposito si trasferirono ai Parioli, vivendo in appartamenti di lusso e gravitando nella zona di Ponte Milvio dove si sarebbero avvalsi di gruppi di albanesi per l’approvvigionamento di droga e come loro ”braccio armato”.
I RUOLI
C’è chi faceva la “spesa”, chi “cuninava”, chi “consumava” e chi “incassava”. Ognuno, nel clan di Roma, aveva il suo compito. Ecco nello specifico chi faceva cosa.
SALVATORE SALVATORE EGENNY ESPOSITO dirigono e finanziano l’associazione, coordinando l’attività dei singoli partecipi.
MATTEO MENNA E MARCO CADILE dirigono e organizzano le attività di spaccio nel quartiere di San Basilio, coordinando l’attività dei soggetti preposti allo spaccio.
PIERO SANTARELLI, MANOLO BONGIORNO, TIZIANO CARDARELLO E ROBERTO CARDARELLO partecipano all’associazione con il compito della vendita al dettaglio di sostanze stupefacenti nella piazza di spaccio di San Basilio.
VINCENZO POLITO, partecipa all’associazione, fornendo abitualmente e continuativamente lo stupefacente al gruppo capeggiato dai fratelli Esposito. GIOVANNI RISPOLI GIOVANNI partecipa all’associazione, provvedendo alla custodia e alla cessione di sostanze stupefacenti per conto dell’organizzazione.
FRANCESCO CIOTOLA partecipa all’associazione, offrendo la sua costante disponibilità a favore dei fratelli Esposito e occupandosi anche di alcune cessioni al dettaglio.
DANIELE PETRUCCI partecipa all’associazione, svolgendo la funzione di raccordo tra Genny Esposito e i componenti della piazza di spaccio di San Basilio, e contribuendo all’assistenzaeconomica dei partecipi detenuti. BEATRICE BOGGIANI partecipa all’associazione, acquistando abitualmente, per il tramite di Giovanni Rispoli, sostanza stupefacente del tipo cocaina dall’organizzazione, per la successiva cessione al dettaglio.
SIRO SPARAPANO partecipa all’associazione, effettuando abitualmente operazioni di compravendita di sostanza stupefacente del tipo cocaina direttamente con i fratelli Esposito.
PASQUALE IOVINELLA partecipa all’associazione, acquistando abitualmente sostanze stupefacenti del tipococaina direttamente dai fratelli Esposito, destinate ad alimentare lo spaccio al dettaglio nella zona di Nettuno.
I NOMI DEGLI INDAGATI
BOGGIANI BEATRICE NATA A ROMA IL 07.08.1988,
BORGIANI ROBERTO NATO A ROMA IL 03.04.1963
BOTTIGLIERI ALESSANDRO NATO A ROMA IL 07.02.1971
CIOTOLA FRANCESCO NATO A NAPOLI IL 14.10.1979
ESPOSITO GENNY NATO A NAPOLI IL 20.04.1989
ESPOSITO SALVATORE NATO A NAPOLI IL 09.09.1986
FILIPPONE FRANCESCO NATO A MELICUCCO (RC) IL 10.08.1980
GIANNINI MARCO NATO A ROMA IL 07.12.1979
IOVINELLA PASQUALE NATO A ROMA IL 15.07.1981
LEKA ARBEN NATO A VLORE (ALBANIA) IL 19.02.1969
MAUTI SIMONE NATO A ROMA IL 07.03.1979
MAZZULLO ALESSANDRO NATO A OPPIDO (RC) IL 24.10.1983
MENNA MATTEO NATO A ROMA IL 22.07.1990,
MEZZATESTA DANIELE NATO A ROMA IL 20.07.1978
PERRONACE DAVIDE NATO A NETTUNO (RM) IL 10.07.1974,
PETRUCCI DANIELE NATO A ROMA IL 14.11.1980
PIERINI GABRIELE NATO A ROMA IL 26.12.1979
POLITO VINCENZO NATO A ROMA IL 21.12.1970
RISPOLI GIOVANNI NATO A NAPOLI IL 28.02.1991
SALVATORI DANIELE NATO A ROMA IL 17.10.1977
SPARAPANO SIRO NATO A ROMA IL 27.03.1985
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