“Voglio sapere dall’Autorità Giudiziaria chi con leggerezza ha inserito il mio nome in quel falso comunicato stampa che circola su whatsapp e sulla rete relativo allo scandalo dei preti gay”.
A dirlo è Giancarlo Guercio, sindaco di Buonabitacolo, citato nella relazione sui sacerdoti omosessuali. Così il primo cittadino ha sporto denuncia ai Carabinieri per arrivare ad accertare l’identità dell’autore del documento diffamatorio che sta circolando in rete.
“In quel comunicato – afferma Guercio – vengono indicato come sindaco e non come persona. Per questo a tutela della comunità che rappresento ho ritenuto opportuno sporgere denuncia. E sono convinto che l’accostamento del mio nome in questa vicenda sia stato fatto perché sono un omosessuale”. Il primo cittadino si concede una lunga intervista ai colleghi di 105TV e per la prima volta parla della sua omosessualità. Critica l’ex avvocato escort che ha fatto esplodere il caso dei preti gay consegnato il dossier alla Curia di Napoli. Un fascicolo di circa 1200 pagine che descriverebbe le abitudini sessuali di numerosi sacerdoti anche della diocesi di Teggiano-Policastro. “In questi giorni si alternano una serie di riflessioni su questo argomento. Per quanto mi riguarda spiega la fascia tricolore — credo che sia inopportuno esprimere considerazioni sulle conclusioni fatte da un soggetto che per trarre profitti vende il proprio corpo e che per arrivare a vendere un suo libro butta all’aria tutto il senso di un agire dell’intero mondo della Chiesa ed anche di quello degli omosessuali. Io da omosessuale prendo le distanze da una persona che si propone in questo modo. A me non viene in mente di speculare attraverso il mio corpo nè attraverso la produzione della mia arte e della mia attività intellettuale, e questo nasce dalla mia onestà intellettuale e quella che ho nei confronti della mia persona e di chi mi sta accanto”.
“Fa bene il vescovo della nostra diocesi precisa a fare ulteriori approfondimenti” – dice. Infatti il vescovo De Luca, ha fatto sapere che saranno adottati, se necessario, provvedimenti opportuni.
“Incombe l’obbligo – si legge in una nota – di riconoscere sbagli, errori, opache testimonianze, e richiesta di perdono; perciò riaffermiamo come Chiesa la totale disponibilità a intraprendere le decisioni e le sanzioni canoniche per un necessario cammino di purificazione vissuto con profonda attenzione alle denunce e con sensibile cautela verso possibili false accuse. Lavoreremo per riportare la bellezza della fedeltà sul volto della nostra chiesa”.
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