“Non assisterete a una mutazione genetica del movimento. L’epoca del vaffa è finita, ma quella degli inciuci non comincerà”. Così Beppe Grillo, intervistato da Repubblica: “La sfida è cambiare il sistema culturale, il modo di pensare”. “Adesso – spiega – la responsabilità di tutti è dare all’Italia una visione per i prossimi vent’anni. Governare è affrontare il futuro con chi condivide una visione, non dividere le poltrone e poi scoprire di non avere una visione, tantomeno comune”. “La specie che sopravvive, anche in politica, non è la più forte, ma quella che si adatta meglio – sottolinea i fondatore del movimento – . Noi siamo un po’ democristiani, un po’ di destra, un po’ di sinistra, un po’ di centro. Possiamo adattarci a qualsiasi cosa. A patto che si affermino le nostre idee”. Io non capisco più cosa è vero e cosa finto, se sono ancora il padre spirituale di un movimento oppure no. Non mollo, ma adesso un capo politico c’è e certe risposte deve darle lui”, dice ancora parlando del suo impegno. “Sono come una prostituta in una città senza marciapiedi: non so dove collocarmi”, aggiunge, garantendo che “continuerò a essere la voce di chi fatica ad andare avanti e dei militanti che lottano per cambiare l’Italia, l’Europa e il mondo. E terrò gli occhi aperti su tutto, anche su di noi”.
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