“Sono orgogliosa della mia terra che, in una notte, ha raso al suolo la politica campana degli ultimi 30 anni”. Questo è il commento di Valeria Ciarambino, leader regionale del Movimento 5 Stelle, sconfitta alle elezioni regionali del 2015. I pentastellati in regione hanno fatto en plein vincendo in tutti i 18 collegi uninominali. Sono in totale 60 i seggi, tra deputati e senatori eletti in Campania, pentastellati, di curi 51 sono “new entry”. Ha vinto all’uninominale anche il candidato espulso di Castellammare di Stabia, Lello Vitiello che ha raggiunto oltre il 50% delle preferenze nell’uninominale a discapito di Annalisa Vessella, lady Pisacane e Silvana Somma del Partito Democratico. Il giovane avvocato stabiese ha già dichiarato di aderire al gruppo misto e di non “essere in vendita”, stoppando così tutte le eventuali proposte da parte dei partiti. Si contano i cocci di questa sconfitta clamorosa per i partiti tradizionali che hanno letteralmente “visto le stelle”. Castellammare di Stabia, la Stalingrado del sud, è ormai destinata a rimanere un lontano ricordo. Una vera e propria diaspora per l’elettorato di sinistra che non si riconosce più nella propria classe dirigente bocciata clamorosamente alle urne.
E’ questo il dato principale che emerge analizzando i numeri usciti dalle urne della città delle acque. Ben 17.495 sono le preferenze che il Movimento 5 Stelle incassa oggi, alle Politiche del 2018, a dispetto delle 7.063 del 2013. Sugli scudi il candidato alla Camera Catello Vitiello capace, nonostante la rottura con Di Maio, di ottenere consensi e trascinare il Movimento. Una vera e propria lezione a chi ha traghettato il Movimento negli ultimi anni: erano solo 950 le preferenze raccolte alle amministrative del 2013 dall’allora candidato a sindaco Vincenzo Amato. Gli stabiesi si sono riconosciuti in Vitiello che è stato dunque premiato. Con lui si accomoderanno alla Camera anche Carmen Di Lauro e Teresa Manzo, figlia di Filippo Manzo assessore nella giunta di centrosinistra a Lettere. Un risultato che annienta letteralmente e travolge il PD e i suoi candidati: solo 4.059 preferenze alla Camera, 3.956 al Senato. Un fallimento totale se si considera che alle Politiche del 2013 il partito di corso Vittorio Emanuele riuscì a strappare le oltre 8.000 preferenze. Un dato inequivocabile, in ben cinque anni non solo si è solo perso il consenso dell’elettorato tradizionalmente di sinistra ma anche quello dei simpatizzanti. Tradotto, dimezzamento dei consensi. Un dato su cui ora dovranno per forza di cose ragionare i dirigenti del PD in vista delle prossime elezioni amministrative. Altro dato non trascurabile: il calo dei consensi è visibile incrociando anche il dato delle elezioni amministrative. 6.157 le preferenze raccolte nel 2013 dal PD traghettato da Nicola Cuomo, 5996 quelle raccolte con Antonio Pannullo Sindaco. Una sonora bocciatura su tutta la linea per Pannullo, sfiduciato a febbraio, e i suoi sodali compagni casilliani che avevano imposto i nomi di Somma e Manniello. Il responso delle urne è stato inequivocabile. Ma a quanto pare ciò non basta per far scattare l’analisi interna e cominciare a ricostruire, l’ex primo cittadino residente a Portici infatti non vuole mollare l’osso forzando la mano al segretario cittadino Nicola Corrado, imponendo la sua candidatura.
Se al corso Vittorio Emanuele piangono di certo non sorridono gli azzurri di Forza Italia. Bocciatura politica per “l’ameba” Nello Di Nardo, così come ribattezzato dal sindaco sfiduciato Pannullo. 5844 preferenze quelle raccolte per la Camera dal partito di Silvio Berlusconi, 5145 al Senato. Un dato vertiginosamente anche questo in calo se si raffronta alle elezioni Politiche del 2010 dove il partito azzurro, allora PDL, raccolse complessivamente 8255 preferenze. Ma non tutto sembra perduto: rispetto alle amministrative del 2013 (3600) e 2016 (2388) i numeri sono in salita, addirittura raddoppiato quando l’allora candidato a sindaco Gaetano Cimmino fu sconfitto da Pannullo. Entra per la prima volta a Montecitorio lo stabiese Antonio Pentangelo, già candidato a sindaco sconfitto nel 2013 e presidente facente funzioni della Provincia di Napoli, eletto nel collegio Campania 1.01 (Giugliano, Acerra, Casoria, Pozzuoli).
New entry hanno lasciato il posto ai tanti big, tra cui Nello di Nardo candidato nel listino proporzionale. Il medico stabiese, già sottosegretario all’interno del Governo Amato, resta fuori dai giochi. Sono poco più di 3mila i voti raccolti dalla coalizione di centrodestra. Un’altra grande sconfitta è quella di Silvana Somma, candidata all’uninominale con il Partito Democratico. Silvana Somma ha ottenuto a Gragnano, nella sua città, circa 3mila voti. Una vera e propria debacle, considerando che alle precedenti elezioni amministrative, anche quelle perse per la seconda volta, aveva raccolto circa 5mila voti. Nella città della pasta c’è stata una sorta di “rivoluzione popolare” contro di lei e tutti quelli che la sostenevano dall’interno della maggioranza del sindaco Cimmino. I cittadini le hanno fatto pagare la non opposizione alla attuale amministrazione e gli accordi trasversali fatti con esponenti della maggioranza prima della campagna elettorale. Silvana Somma è stata punita nelle periferie montane di Gragnano dove alle amministrative aveva ottenuto, nonostante la sconfitta, un buonissimo risultato. Ma siccome da due anni la Somma non si è mai vista in quella zona ha raccolto poco più di settanta voti. E pensare che era l’unica candidata locale e lei contava molto sull’appoggio dei suoi concittadini che invece l’hanno bocciata sonoramente.
Buon risultato, invece, quello di Rivellini che supera i 65mila voti. Non poteva fare di peggio Franco Manniello, stabiese di nascita, presidente della Juve Stabia che porta a casa solo 37mila voti di cui 5mila a Castellammare di Stabia. Con questo risultato il patron si avvia al tramonto della carriera politica, una carriera che, sostanzialmente, non è mai decollata. Intanto, tra un mese circa, nella città delle acque si presenteranno le liste per le elezioni amministrative. La città andrà al voto in un clima politico non tanto sereno, i partiti tradizionali corrono il rischio di perdere anche la corsa verso Palazzo Farnese.