Le coste tirreniche invase da misteriosi dischetti: il Codacons presenta un esposto alle Procure di Napoli, Salerno, Latina, Roma, Civitavecchia e Grosseto chiedendo di indagare per disastro ambientale. La Guardia Costiera indaga sulle diverse migliaia di discetti di plastica traforati, tutti della stessa forma, ritrovati sulle spiagge toscane e ancora prima a Ischia. Sono dischetti come quelli per le cialde di caffè o similari, o una sorta di guarnizione per tubazioni o apparecchiature. Puo’ darsi che qualche nave mercantile sulla rotta tirrenica abbia perso un carico, un container, oppure che quelli siano filtri di un depuratore andato in tilt. Sull’origine dell’inquinamento lavora il Comando generale della Guardia costiera e delle Capitanerie di porto attraverso le sue strutture territoriali nelle regioni interessate. Il tutto mentre tra gli operatori del settore turistico cresce l’allarme: non si sa da dove provengano nè come potranno essere rimossi – e da chi, poi – queste centinaia e centinaia di migliaia di dischetti-filtri dalle spiagge toscane, laziali e campane. Con evidenti timori per l’ambiente, ma anche per l’aspetto economico legato alla risorsa mare-spiaggia. Segnalazioni preoccupanti arrivano in tal senso da Feniglia (in Toscana), Torvajanica, Lavinio, Anzio, Sperlonga, Sabaudia, nel Lazio.
Secondo una prima stima sarebbero milioni, questi dischetti del diametro di 5 centimetri che hanno invaso le spiagge tirreniche. Dalla Costiera Amalfitana fino al Lazio settentrionale, al confine con la Toscana i ritrovamenti sono tanti. Arpa regionali, Capitanerie di Porto e Carabinieri stanno cercando di risolvere il mistero. L’ipotesi più probabile è che siano filtri di un depuratore andato in tilt, che li ha riversati in mare. Il Codacons ha presentato oggi un esposto a carico di ignoti: “E’ necessario accertare le responsabilità che si celano dietro alla vicenda, avviando le dovute indagini per i reati ambientali previsti dal nostro ordinamento – spiega il presidente Carlo Rienzi – In particolare chiediamo alla Procura di procedere al momento contro ignoti per la fattispecie di disastro ambientale, in relazione agli enormi danni subiti dalla flora, dalla fauna e dal paesaggio delle coste del Lazio, da Gaeta a Tarquinia, invase dei Dischetti di plastica. Una volta individuati i responsabili, verso costoro dovrà essere disposta la misura dell’arresto in carcere considerata la gravità della situazione su numerose spiagge e le conseguenze per il territorio”.
Nel frattempo, la ong ambientalista Clean Sea Life, che per prima ha segnalato l’inquinamento, invita i cittadini a mobilitarsi e a ripulire le spiagge dai dischetti. Per chi ne raccoglie di più, mette in palio una maglietta e una borraccia. La prima segnalazione arrivata a Clean Sea Life risale al 20 febbraio a Ischia. Poi, spinti dalle correnti, i dischetti hanno cominciato a spiaggiarsi sempre più a nord, nel golfo di Gaeta, poi a Terracina, Anzio, Ostia, Fiumicino, fino a Tarquinia. Anche i pescatori di Confcooperative segnalano in questi giorni tantissimi di questi oggetti al largo delle coste tirreniche. “La cosa più probabile e’ che siano dischetti impiegati nei sistemi di trattamento biologico delle acque – scrive Clean Sea Life sul suo sito -: sono i supporti dove crescono i batteri che depurano l’acqua, assimilandone i nutrienti. Dischetti simili sono stati trovati a migliaia 7 anni fa in America: provenivano dall’impianto di trattamento della cittadina di Hooksett nel New Hampshire che, a causa di forti piogge, il 6 marzo del 2011 andò in tilt scaricando dai 4 a 8 milioni di dischetti (oltre a mille metri cubi di liquame)”. Anche il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, è stato allertato e segue la situazione. “Siamo in contatto con il Parco dell’Asinara e mobiliteremo le Capitanerie di Porto”, ha detto stamane.
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