La riforma, spiega Lotti, “consentirà di ridimensionare lo storico gap che si è creato tra le prime della classe e le cosiddette piccole, avvicinando la Serie A alla Premier League e alla Bundesliga”.
“Si stima – spiega il ministro – che il rapporto tra quanto prende la prima e quanto prende l’ultima si ridurrà dall’attuale 4:1 a un più equo 3:1”. Un rapporto ad oggi fermo a 4,5:1.
Come dettaglia un articolo del Sole 24 Ore oltre alla quota del 50% da dividere in parti uguali, c’è una quota del 30% che viene assegnata in base ai risultati: “il 15% sulla base dei punti e della classifica dell’ultimo campionato, il 10% commisurato all’ultimo quinquennio e il 5% sulla base dei risultati nazionali e internazionali ottenuti dalla stagione sportiva 1946/47”. Più “una quota residua del 20% viene attribuita in base al “radicamento sociale”, legato al numero di spettatori paganti nelle gare casalinghe degli ultimi tre campionati di ciascuna squadra e all’audience televisiva delle singole formazioni”.
“Si tratta – prosegue il Sole – di una percentuale che vale circa 300 milioni. In sostanza si darà più peso ai punti in classifica incentivando la competitività in tutte le gare e si spingerà i club a realizzare politiche di prezzo dei biglietti per favorire l’affluenza delle famiglie”.
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