Tre inchieste sono state aperte sulla strage di Cisterna di Latina. Luigi Capasso, il carabiniere che ieri ha ucciso le due figlie e ferito la moglie a Cisterna di Latina, rifiuto’ supporto psicologico dall’Arma, fu sottoposto a visita medica e dichiarato idoneo al servizio. E’ solo uno dei punti su cui due procure, quella ordinaria e quella militare, e lo stesso Comando generale dei carabinieri, stanno indagando per capire se la strage poteva essere evitata. E se ci sono responsabilita’ di qualcuno, che avrebbe dovuto intervenire e non l’ha fatto. Sono due i principali ambiti di indagine: uno che riguarda l’appuntato, le sue condizioni psicofisiche, la sua idoneita’ a restare in servizio e a detenere la pistola con cui ha compiuto il massacro familiare e poi si e’ suicidato; c’e’ poi il filone che riguarda invece le richieste di aiuto della moglie, inascoltate. Ripetuti erano stati gli allarmi lanciati da Antonietta Gargiulo, che aveva paura del marito da cui si stava separando, temuto anche dalle figlie. E dal lavoro investigativo svolto dai carabinieri che emerge come Capasso avesse progettato tutto. Nel suo alloggio dove dimorava nella caserma di Velletri da quando la moglie alcuni mesi fa lo aveva cacciato di casa e cambiato la serratura alla porta, è stata trovata una busta a sacchetto grande contenente altre cinque buste più piccole ognuna delle quali era indirizzata ad uno dei suoi famigliari. Luigi Capasso si è rivolto ai genitori ed ai suoi fratelli. Alla madre ed al padre ha spiegato le ragioni del suo folle gesto. Da ricercare negli esposti della moglie. nelle buste indirizzate ai fratelli ci sono degli assegni dal suo conto corrente. In un altra busta ha lasciato un assegno da diecimila euro spiegando a uno dei fratelli che dovranno essere utilizzati per pagare il suo funerale, quelle delle figlie e della moglie. Solo che Antonietta non è morta. Aveva pianificato tutto quindi. Non è stato un gesto dettato da un raptus. Ieri mattina era andata a casa della moglie per affrontarla e ucciderla e poi fare lo stesso con le figlie e suicidarsi. Eì spiegato tutto in quelle missive.La donna aveva presentato un esposto, ma questo non ha impedito che il marito continuasse a avvicinarla. Il comando generale dell’Arma ha avviato un’inchiesta interna che sara’, assicurano, “rapida”, “tesa ad accertare i fatti con puntualita’ e trasparenza” e che “portera’ a una completa conoscenza della vicenda e all’adozione dei provvedimenti che si renderanno necessari”. L’obiettivo e’ quello di capire, appunto, se la strage si poteva evitare. E cioe’, afferma il Comando generale, “se le autorita’ gerarchiche e sanitarie competenti a valutare il comportamento e la condizione psicofisica dell’appuntato Capasso avessero elementi sufficienti per prevedere quanto purtroppo e’ accaduto, nonche’ se sia stato fatto tutto cio’ che la legge consentiva a tutela della moglie e, per estensione, dell’intero nucleo familiare”. Si tratta di un’indagine, viene specificato, “ulteriore rispetto al procedimento gia’ avviato dall’Autorita’ giudiziaria”. Sia quelle ordinaria, sia quella militare, che, partendo entrambe da reati ormai estinti “per morte del reo” – l’omicidio da un lato e la ‘distrazione di armamento militare’, cioe’ l’uso improprio della pistola di ordinanza dall’altro – vogliono ricostruire le cause di quanto accaduto e se ci sono state responsabilita’. Come quella, ad esempio, di non togliere l’Arma ad un militare che da segni di squilibrio. “Valuteremo tutti gli aspetti oggettivi che hanno contribuito a giungere agli eventi criminosi”, dice all’agenzia giornalista Ansa il procuratore militare di Roma, Marco De Paolis. “Ci sono responsabilita’ che vanno cercate e trovate in questa tragedia. Se si poteva evitare non lo so, ma non credo ci fermeremo qui”, afferma Maria Concetta Belli, avvocato di Antonietta Gargiulo, che resta grave in ospedale a Roma e sara’ operata di nuovo. Secondo quanto trapelato, quando Capasso chiese un alloggio in caserma a seguito della crisi coniugale, gli venne offerto, come da prassi, un sostegno psicologico per superare la separazione, ma lui rifiuto’ dicendo di avere gia’ uno specialista. Cosi’ dovette sottoporsi alla visita medica di una commissione, che gli diede 8 giorni di riposo e lo dichiaro’ idoneo. Capasso si tenne cosi’ la pistola d’ordinanza. Con la moglie l’appuntato si dimostro’ piu’ volte violento, anche davanti a dei testimoni. La donna ando’ a riferirlo in questura a Latina e anche alla compagnia di Velletri (Roma) dove il marito era di stanza. Non presento’ una denuncia, pare, per non inguaiarlo visto che era gia’ stato sottoposto a procedimento disciplinare in passato. “Le figlie erano terrorizzate da lui”, ha detto ieri l’avvocato Belli. Eppure a tutti l’uomo diceva di voler salvare il suo matrimonio. Anche dalla politica si chiede di accertare i fatti avvenuti prima della strage. “Perche’ carabinieri, magistratura e servizi sociali non hanno messo in atto le necessarie iniziative per prevenire la tragedia che si e’ poi verificata dando seguito all’allarme della donna?”, chiedono alcuni senatori Pd in una interrogazione al ministro dell’Interno Marco Minniti. Il quale dichiara che quanto accaduto e’ “assolutamente inaccettabile per le mie responsabilita’. Potrei cavarmela dicendo che formalmente non c’e’ stata denuncia e quindi non si e’ messo in moto il meccanismo” – dice Minniti – ma a volte ci sono “troppe sottovalutazioni e non si comprende la minaccia”. “Di fronte a fatti del genere occorre chiedere che i controlli siano efficaci, che le denunce siano ascoltate, che vi siano soldi su tutto cio’ che e’ lotta al femminicidio – dice il leader Pd Matteo Renzi – e occorre esprimere vicinanza a questa donna”. Da Forza Italia la portavoce alla Camera Mara Carfagna chiede di “non sottovalutare mai il grido d’allarme delle donne”.
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