Rafforzare le misure alternative al carcere, ponendo al centro il percorso riabilitativo del detenuto – tranne per chi si è macchiato di delitti di mafia e terrorismo – con il vaglio, caso per caso, della magistratura di sorveglianza, con l’obiettivo di abbattere il tasso di recidiva. E’ il punto centrale della riforma dell’ordinamento penitenziario, basata sui lavori degli Stati generali per l’esecuzione penale voluti dal Guardasigilli Andrea Orlando e conclusi nell’aprile 2016. Il testo del decreto, che attua una delega contenuta nella riforma del processo penale approvata la scorsa estate, era già stato varato dal Consiglio dei ministri a dicembre e poi sottoposto all’esame delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato. I pareri giunti dal Parlamento, in particolare quello del Senato, contenevano alcune osservazioni critiche, che il Governo non ha accolto, modificando solo in dettagli non di rilievo lo schema di decreto già predisposto. Ieiri da Palazzo Chigi il nuovo via libera, dopo il secondo esame preliminare: bisognerà ora vedere quando il decreto sarà ritrasmesso al Parlamento per capire se a doversene occupare saranno le Commissioni in nuova composizione dopo l’insediamento delle nuove Camere oppure la Commissione speciale. Per la riforma dell’ordinamento penitenziario c’era stato nei giorni scorsi un appello importante da giuristi, magistrati, avvocati e società civile perché il Governo andasse avanti per l’approvazione del decreto. I penalisti, in segno di protesta contro il rischio di una mancata approvazione, hanno anche scioperato, astenendosi dalle udienze il 13 e il 14 marzo. Sul tema carceri, il Consiglio dei ministri il 22 febbraio ha approvato in via preliminare altri tre decreti inerenti il lavoro per i detenuti, la giustizia riparativa e l’ordinamento penitenziario minorile: l’iter di questi testi, oggi non all’ordine del giorno del Cdm, è tuttora in corso.
Queste, nel dettaglio, le novità della riforma su cui il Governo ha dato il nuovo via libera:
PIU’ MISURE ALTERNATIVE – Rafforzamento e ampliamento delle misure alternative al carcere, superando automatismi e preclusioni, tranne che per i condannati per delitti di mafia e terrorismo. Una previsione importante riguarda poi il regime di semilibertà, con la possibilità di accedere a tale istituto da parte dei condannati all’ergastolo (tranne che per mafia e terrorismo), dopo che abbiano correttamente fruito di permessi premio per almeno 5 anni consecutivi, nuovo presupposto alternativo a quello dell’espiazione di almeno 20 anni di pena. Possibile sospensione della pena, anche residua, fino a 4 anni, per accedere all’affidamento in prova, come avallato anche da una recente pronuncia della Corte Costituzionale.
SOCIALITA’ E TUTELA DIRITTI IN CARCERE – Attenzione particolare viene data alla socialità del detenuto, con attività comuni, studio, lavoro e anche lo svago, nonché all’alimentazione per i reclusi, estendendo i requisiti del vitto, rispetto a quanto attualmente previsto, in modo da soddisfare le esigenze delle diverse ‘culture’ e ‘abitudini’ alimentari. I detenuti vengono tutelati anche da discriminazioni legate all”identità di genere’ e all’orientamento sessuale. In linea, inoltre, con le regole europee, si pone in risalto il diritto del detenuto a essere assegnato a un istituto prossimo alla residenza della famiglia “fatta salva l’esistenza di specifici motivi contrari”, come il mantenimento o la ripresa di rapporti con la criminalità comune o organizzata. Viene consentito l’uso delle tecnologie informatiche all’interno del carcere, anche per i contatti con la famiglia, ad esempio, attraverso l’utilizzo della posta elettronica e dei colloqui via Skype.
SANITA’ PENITENZIARIA – Importanti anche le novità sulla sanità in carcere, con l’equiparazione tra infermità fisica e psichica, volta a garantire adeguati percorsi rieducativi compatibili con le esigenze di cura della persona. Orlando: “La riforma non è salva-ladri né svuota-carceri” “Si tratta di una riforma importante che rivede l’intero ordinamento penitenziario. Non c’è alcun ‘salva-ladri’ e non è uno ‘svuota-carceri’. Noi abbiamo aumentato le pene rispetto a quelle di prima”. Così il ministro della Giustizia Andrea Orlando, alla fine del Consiglio dei ministri che ha dato l’ok alla riforma carceraria. “Abbiamo approvato la riforma, è una riforma importante del sistema carcerario. C’è una norma che dice che si deve valutare il comportamento del detenuto. E’ un provvedimento che serve ad abbattere la recidiva: abbiamo un tasso tra i più alti d’Europa”, ha precisato il ministro. “Con questo intervento andiamo in un’altra direzione: più restituzione alla collettività di quanto si è tolto con il reato” grazie appunto ai lavori che potranno svolgere i detenuti come pene alternative. “Naturalmente – secondo Orlando – ci sarà qualcuno che speculerà sulle paure, ma i cittadini non devono averne: da domani nessuno uscirà dalle carceri, da domani si potrà valutare più seriamente il comportamento dei singoli”. Il ministro ha precisato che il provvedimento “deve tornare alle Camere perché non abbiamo recepito alcune indicazioni contenute in un parere del Senato c’è quindi un ulteriore passaggio che può non intaccare la decisione presa oggi, passerà alla commissione speciale – lo decide il ministero dei Rapporti con il Parlamento”. “E’ un provvedimento che può aiutare la sicurezza del nostro Paese”, conclude Orlando.
Articolo pubblicato il giorno 17 Marzo 2018 - 18:12