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Camorra, pizzo per mantenere le famiglie dei carcerati nel Casertano: i nomi dei 6 arrestati

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Estorsione aggravata dal metodo mafioso e commessa per agevolare i gruppi Bidognetti e Zagaria del clan dei Casalesi. E’ la contestazione nei confronti di sei indagati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip di Napoli dopo una indagine dei carabinieri di Casal di Principe. Tutti i detsinatari della misura restrittiva al momento erano gia’ detenuti per altre cause. Si tratta di Annibale Tummolo, detenuto a Secondigliano; Vincenzo Della Corte, detenuto a Terni; Biagio Ianuario, detenuto a Secondigliano; Antonio Santamaria, detenuto a Viterbo; Antonio Baldascini, detenuto a Lanciano; e Giovanni Sciorio, detenuto a Secondigliano. L’indagine, partita a luglio 2014 e chiusa nel maggio 2015, attraverso attivita’ investigativa sul territorio, le dichiarazioni delle vittime di richieste di ‘pizzo’ e l’analisi delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ha consentito di ricostruire 15 episodi estorsivi, commessi dal 2006 al 2013 in danno di 3 imprenditori di Cancello e Arnone, ovvero il proprietario di una ditta di alimentari, il titolare di un ristorante e quello di un supermercato. Inoltre, dall’attivita’ investigativa e’ emerso che il controllo delle attivita’ estorsive nel territorio veniva mantenuto dal clan senza soluzione di continuita’, con un vero e proprio ‘passaggio di testimone’ tra gli indagati, referenti della zona della cosca. Il modo in cui agivano era sempre lo stesso, e cioe’ la richiesta agli imprenditore di somme tra i 500 e i 1500 euro in corrispondenza dei periodi di festivita’. Per costringere le vittime a pagare, i sei facevano leva sullo spessore criminale proprio di boss Zagaria e Bidognetti. Il denaro raccolto serviva soprattutto per mantenere le famiglie degli affiliati in carcere. Altre 7 persone sono state denunciate per 9 episodi estorsivi commessi in danno degli stessi imprenditori.


Articolo pubblicato il giorno 5 Marzo 2018 - 15:14

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