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Camorra: arrestato il cassiere del boss pentito Antonio Lo Russo

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A conclusione di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, personale del Centro Operativo D.I.A. sta eseguendo unโ€™ordinanza di applicazione di misura coercitiva emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli su richiesta della locale D.D.A. nei confronti di POTENZA Bruno ( cl.โ€™62), detenuto presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere, e DI NAPOLI Maurizio (cl.โ€™76), destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari.
Il POTENZA รจ ritenuto responsabile di favoreggiamento aggravato dallโ€™art.7 l.203/91 nei confronti di LO RUSSO Antonio, giร  esponente di vertice dellโ€™omonimo clan ed oggi collaboratore di giustizia. In particolare, nellโ€™ambito delle indagini svolte, supportate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia ma anche da attivitร  tecniche, emergeva che Bruno POTENZA, durante il periodo della latitanza del LO RUSSO, durato dal maggio 2010 allโ€™aprile 2014, riceveva da questi la somma di euro 500.000, consapevole che si trattasse di parte della cassa del clan, al fine di aiutare il LO RUSSO a โ€œdiversificareโ€ i rischi di sequestro da parte dellโ€™A.G. tramite il ricorso a diverse modalitร  di custodia dei profitti economici delle attivitร  delittuose cui la sua organizzazione era dedita da anni.
Inoltre il POTENZA e di NAPOLI sono ritenuti responsabili di interposizione fittizia di beni, avendo il primo attribuito fittiziamente al secondo la titolaritร  della societร  cui รจ riconducibile lโ€™attivitร  di ristorazione โ€“ sala per ricevimenti denominata Villa delle Ninfe con sede in Pozzuoli, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione.
In particolare, nellโ€™ambito delle indagini, supportate come detto da attivitร  tecniche, oltre che da mirati accertamenti patrimoniali, emergeva che la gestione del ristorante, ad onta della formale conclusione di un contratto di fitto dโ€™azienda con una societร  apparentemente โ€œterzaโ€, era sempre stata di Bruno POTENZA, anche durante la detenzione di questโ€™ultimo il quale, colpito da un ordine di esecuzione emesso dalla Procura Generale per un residuo di 5 anni e 3 mesi di reclusione in esecuzione di sentenza di condanna, si era presentato presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere ove, allo stato, risulta ristretto.
Non รจ la prima volta che i beni riferibili ai fratelli POTENZA, famiglia della zona di S. Lucia storicamente dedita al contrabbando di sigarette fino agli anni โ€™90, poi stabilmente dedita allโ€™usura nel cui ambito investiva gli stessi proventi cosรฌ accumulati negli anni, sono stati oggetto di sequestro.
Da ultimo, nel luglio 2017, questo centro operativoย dava esecuzione alla misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di beni mobili, immobili, tra i quali anche il ristorante Villa delle Ninfe, e disponibilitร  finanziarie emessa, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale di Napoli – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti dei fratelli POTENZA per un valore di circa 20 milioni di euro.


Articolo pubblicato il giorno 6 Marzo 2018 - 08:42

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