Confermati dalla Corte di Appello di Napoli i 77 anni di carcere nei confronti di sette esponenti di spicco del clan dei “Capelloni” di via Oronzo Costa a Forcella protagonisti della stagione di sangue contro la “Paranza dei bimbi” e culminata con l’omicidio del baby boss Emanuele Sibillo. L’accusa per tutti è di associazione di tipo mafioso nel processo bis nato dallo stralcio dell’omicidio di salvatore D’Alpino detto o’ brillante, uomo dei Sibillo ucciso il 30 luglio 2015 all’esterno di una pizzeria di piazza Mancini a Forcella. Per quell’omicidio in 4 avevano rimediato l’ergastolo ovvero Antonio Amoroso, (condannato al massimo della pena anche perché autore dell’omicidio del capo della Paranza, Emanuele Sibillo) al boss Gennaro Buonerba, a Luigi Criscuolo e a Salvatore Manzio. Trent’anni di reclusione, invece, per Assunta Buonerba e Luigi Scafaro. Da quel processo è nato l’appello solo per i sette che rispondevano di associazione. Pene confermate per tutti i componenti del gruppo “del vicolo della morte” per come era stato ribattezzata la strada di Forcella dove abitava la famiglia Buonerba e dove si consumò l’omicidio Sibillo e una serie di stese. Nel raid contro D’Alpino rimase ferita anche un’altra persona, Sebastiano Caldarelli, 37 anni. Il raid venne ripreso dalle telecamere di un sistema di videosorveglianza. Era stata Assunta Buonerba ad invitare i suoi a compiere in fretta l’agguato. Una cimice piazzata nella sua abitazione incastrò lei e tutto il resto del clan. Le intercettazioni hanno consentito alla Dda napoletana di arrivare alle condanne.
Ecco alcuni passi delle intercettazioni ambientali che portarono al blitz e che fanno parte delle fonti di accusa contro i “Capelloni”.
Dice Assunta Buonerba, sorella del boss: “Totore ‘o brillante si deve sparare. Si deve levare di mezzo”. Ed Emilia Sibillo, moglie del capoclan in carcere Giuseppe Buonerba: “Si deve andare a colpo sicuro: Bum”. Poi arriva l’occasione giusta. A parlare è Emilia Sibillo (omonima del clan rivale), moglie del capoclan in carcere Giuseppe Buonerba: “Questa occasione ce la manda il Padreterno, guagliù…”, dice non appena ricevuta la soffiata sulla presenza di D’Alpino in una pizzeria: “Non cominciate a fare bordello, avete sentito? Ci sta una capa lucida lucida, lì in quella pizzeria, una capa ‘brillante’… fate una cosa veloce, ià”, dice riferita ad Antonio Amoroso, killer di D’Alpino. Amoroso il 30 luglio scorso fu immortalato da una telecamera di sorveglianza mentre fa irruzione in una pizzeria di piazza Mancini, a Napoli, sparando tra la folla e facendo un morto (D’Alpino) e un ferito, Sabatino Caldarelli. La notizia arriva presto in via Oronzo Costa. Qualcuno ha il dubbio che sia stato ucciso l’omonimo e cugino di D’Alpino, soprannominato ‘o celeste , perché era anche lui in piazza Mancini e, come il parente, indossava una maglietta rosa. Commentano: “Quello ha fatto così e quello bum… credimi… lo ha acchiappato in faccia…”. “Ma mo’ se sta tutto a posto chi è è, che ce ne fotte… è la stessa cosa, levato pure da mezzo questo non fa niente, va bene, è il cugino, appartiene a lui”. Un morto vale l’altro, mentre il reggente Gennaro Buonerba pensa al suo killer Amoruso: “Ho capito mo’ che succede… il questore a due passi, hai capito, se mo’ sono scese trecento guardie ne scendono tremila (si riferisce alla presenza di una personalità nella zona di Forcella contestualmente alle fasi dell’omicidio) “. E alludendo al killer: “Questo mo’ domani, dopodomani, piglia trent’anni di carcere”.Amoruso, cui è facile risalire perché ha sparato con la mano sinistra in quanto mancino, viene anche rimproverato. “Il cazzo dei guai tuoi sono i tatuaggi”, che lo rendono ancor più identificabile. Poi però il boss decide di fargli un regalo: “Ho pigliato la bomba, ti ho fatto un regalo per quello che è successo. Così la butti tu… la butto io…è la stessa mano. Siamo una cosa”. Una bomba in regalo per avere ucciso. Clan violento e disposto a tutto, che parla anche della morte di Luigi Galletta, l’innocente meccanico incensurato prima picchiato brutalmente e poi ammazzato perché “colpevole” di essere il cugino di un sicario dei Buonerba. Scrivono i pm: “Terrore e guerriglia urbana hanno sconvolto la città. Molte le vittime, tra l’altro anche innocenti incensurati come Luigi Galletta”. Spiega Buonerba a un affiliato: “Lo sai il problema nostro dove sta? Quando il cane è stato mozzicato sente dolore… quello è stato mozzicato… ha avuto le botte, mo’ in corpo sai che tiene? Tiene ‘o fracido… A noi ci vuole vedere uccisi, sbranati. Allora tu lo devi stutare il più presto possibile…”.
TUTTE LE CONDANNE
BUONERBA GIUSEPPE 15 ANNI
SIBILLO EMILIA 9 ANNI
MANNA ANDREA 10 ANNI
SEQUINO SALVATORE 15 ANNI
RUBINO VINCENZO 15 ANNI E 9 MESI
TRONCONE RAFFAELE 4 ANNIE 5 MESI
BUONERBA MARIA 7 ANNI E 9 MESI
(nella foto da sinistra Maria Buonerba, Emilia Sibillo, Salvatore Sequino, Andrea Manna)
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