Appalti & camorra: nel blitz contro i colletti bianchi del clan dei Casalesi in Toscana e Campania c’è – tra gli arrestati – anche il funzionario dell’Asl 3 Napoli sud, Sebastiano Donnarumma, 64 anni di Pimonte. Il funzionario è finito agli arresti domiciliari. Secondo l’accusa in cambio della sua complicità avrebbe ricevuto dal gruppo criminale del casertano denaro e favori per un valore compreso tra i 100 e i 200mila euro l’anno, oltre mezzo milione di euro negli ultimi cinque anni. Stamane, i finanzieri hanno sequestrato nella sua abitazione 20mila euro in contanti. I reati contestati sono corruzione, frode nelle pubbliche forniture e falso materiale commesso da pubblico ufficiale. Tra i favori ricevuti, secondo gli inquirenti, anche l’acquisto per la cifra di 120mila euro di un appartamento nel centro di Caserta del valore di mercato di circa 240mila. Agli arresti domiciliari sono finiti anche gli imprenditori Leonardo Piccolo, 43 anni, di origine campane e residente a Montecarlo (Lucca) e Vincenzo Ferri, 38 anni di Caserta. Destinatari di custodia cautelare in carcere gli imprenditori Feliciano Piccolo , 51 anni di Caserta, e Alfredo De Rosa, 43enne originario di Caserta e residente a Lucca. A tutti e quattro gli imprenditori, attivi nel settore edile, viene contestata l’associazione a delinquere. L’aggravante di aver favorito il clan dei Casalesi viene contestata ad Alfredo De Rosa, a Leonardo Feliciano e a Feliciano Piccolo, insieme a un altro imprenditore indagato ma non arrestato.
Secondo Cesare Sirignano, sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia “il sistema ‘casalese’ e’ tutt’altro che defunto: anzi, è vivo e vegeto e gira intorno a imprese del centro nord, intestate a parenti lontani e incensurati dei vertici del clan, nelle quali confluiscono appalti attraverso la corruzione di funzionari pubblici”. Sirignano ha commentato così, nel corso di incontro con i giornalisti a Firenze, l’operazione della Guardia di Finanza che oggi ha consentito di sgominare un’organizzazione contigua alla mafia casalese con base a Lucca. “Si conferma il triangolo riciclaggio-corruzione-mafia”, ha detto Sirignano. Il risultato ottenuto oggi – è stato sottolineato – conferma che magistratura e forze dell’ordine sono sulla strada giusta nella lotta alla cosiddetta ‘mafia-impresa’, che si infiltra e inquina il tessuto economico e sociale delle aree interne investendo il denaro frutto di attività illecite che hanno martoriato i territori d’origine. Che la corruzione fosse il vero metodo con il quale si afferma il predominio mafioso lo aveva già estrinsecato l’ex boss del clan dei Casalesi e collaboratore di giustizia Antonio Iovine, con il contributo dato nelle indagini su CPL Concordia e per l’operazione Medea. Nel corso della conferenza stampa il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo ha ringraziato Sirignano per il lavoro svolto e annunciato che a breve il sostituto procuratore della DNA lascerà il collegamento investigativo con Firenze per assumere quello con Napoli dove fornirà il proprio contributo nella lotta alla criminalità organizzata.
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