Cronaca Giudiziaria

Sant’Antonio Abate: truffa della Cencarn: 12 anni di carcere per le false fatture

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Sant’Antonio Abate. False fatture per evadere le tasse: dodici anni di carcere complessivi per il gruppo dell’imprenditore Pasquale Abagnale. Il giudice del tribunale di Torre Annunziata Maria Laura Ciollaro ha condannato a tre anni di carcere il 44enne imprenditore abatese e a un’anno e mezzo ciascuno, pena sospesa, invece Francesco e Anna Ida Abagnale, Benedetto e Anna D’Aniello, Annalisa Amodio e Cristoforo Chianese. Assolti infine per non aver commesso il fatto Michele Aprea, Alfredo De Giovanni, Giuseppe Innacco, Gerardo Lombardo e Costantin Ciochia Cezar. Disposta anche la confisca di beni per circa cinque milioni di euro sequestrati tre anni fa dalla guardia di finanza che effettuò le indagini. Tutti gli indagati erano accusati di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, compiuta attraverso la commissione dei reati di uso ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, occultamento e distruzione di documenti contabili e omesso versamento dell’Iva. Gli investigatori avevano accertato che il legale rappresentante della Cencarn sud-Centro Carni sud San Pasquale Spa di Sant’Antonio Abate , Pasquale Abagnale, come amministratore occulto anche di altre società (Società Meridionale Carni srl, Centro Alimentare Abagnale srl, BeDe Srl e Import Export Carni srl), costituite unicamente al fine di interporre le stesse tra la società principale e il fisco, e avvalendosi di prestanomi nella carica di amministratori delle varie società, aveva alterato, con artifici contabili e con l’occultamento delle scritture e dei libri, la ricostruzione delle transazioni economico/finanziarie tra i soggetti coinvolti nel sistema di “Frode Carosello”, al fine di sottrarre alla pretesa erariale il reale patrimonio disponibile. Il valore di ricavi non dichiarati e costi non detraibili ammonterebbe ad oltre 181 milioni di euro, con iva non versata per 24,5 milioni grazie all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per quasi 92 milioni di euro. L’inchiesta della Guardia di Finanza di Castellammare aveva riguardato un  periodo tra il 2007 e il 2010.


Articolo pubblicato il giorno 1 Febbraio 2018 - 08:12

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