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Processi pilotati in cambio di soldi e viaggi, il giudice Longo si difende nel carcere di Poggioreale

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Napoli. Ha risposto per sei ore alle domande del Gip di Messina che ne ha ordinato l’arresto. L’ex pm di Siracusa, il magistrato campano Giancarlo Longo è stato sentito nel carcere di Poggioreale dove è detenuto da martedì scorso, accusato di associazione per delinquere, falso e corruzione. Il suo legale, Candido Bonaventura, ha sottolineato che Longo ha avuto numerosi momenti di sconforto. “Per lui tutta questa vicenda è una umiliazione ma ha voluto rispondere e si è difeso da tutte le contestazioni”. Longo, da mesi trasferito su sua richiesta al tribunale di Napoli, da gennaio era nella sede distaccata di Ischia. E’ accusato di aver pilotato procedimenti penali in favore dei clienti dello studio di Piero Amara, avvocato dell’Eni e Giuseppe Calafiore, sfuggito alla cattura e latitante a Dubai. In cambio Longo avrebbe ricevuto regali, viaggi proprio a Dubai e soggiorni a 5 stelle in un’hotel di Caserta e 88 mila euro. Sulla questione dei soldi, il magistrato si è difeso riproponendo una perizia sui conti correnti dei suoi familiari, già depositata alla Procura di Messina “Il mio cliente ha risposto a tutte le domande del gip e dei pm che hanno partecipato all’interrogatorio”, ha detto l’avvocato Bonaventura. In merito al denaro che avrebbe ricevuto per condizionare le inchieste Longo ha affermato che i soldi da lui depositati tramite sportelli bancari – in tutto 88mila euro – erano frutto del regalo dei suoceri viste le sue difficoltà economiche. Secondo l’accusa, invece, le somme verrebbero da persone vicine ai due avvocati. “Abbiamo depositato una consulenza con gli estratti conto dei familiari del mio cliente che provano la corrispondenza tra i loro prelievi e i versamenti di Longo. Mentre la stessa corrispondenza non c’è tra le somme prese dai presunti complici e quelle versate dal magistrato”. L’ex pm poi ha negato di avere favorito clienti dei due avvocati. Avrebbe ammesso leggerezze ed eventuali errori, negando qualunque volontà di piegare la sua funzione a interessi altrui. Infine ha ammesso di avere avuto frequentazioni con Amara e Calafiore, con cui ha trascorso anche una vacanza a Dubai, ma ha negato che tra loro ci fosse “confidenzialita'”. Quanto al presunto complotto ordito da suoi colleghi a suo carico, denunciato in una memoria depositata nelle scorse settimane e relativa all’esposto di otto pm di Siracusa, che ha fatto scattare l’indagine, Longo non ha ribadito l’accusa davanti al gip.
Longo non è l’unico magistrato coinvolto nell’inchiesta che ha portato al blitz di martedì. La Procura di Messina che coordina l’indagine ha infatti iscritto nel registro degli indagati e notificato avvisi di garanzia anche a Marco Di Mauro e Maurizio Musco, quest’ultimo già condannato in un altro procedimento per abuso d’ufficio, trasferito da tempo e attualmente in malattia. Indagato anche un legale, l’avvocato Ornella Ambrogio e il suocero di Longo, che è accusato di riciclaggio.  Al termine dell’interrogatorio il difensore ha chiesto la sostituzione del carcere con gli arresti domiciliari. Dall’inchiesta, che si intreccia con una indagine della Procura di Roma su alcuni personaggi comuni e che ha accertato una serie di sentenze pilotare al Consiglio di Stato, emerge intanto una lunghissima serie di procedimenti “pilotati” da Longo. Dal caso Eni, in cui l’ex pm avrebbe avrebbe contribuito a creare una sorta di falso complotto per depistare l’indagine milanese su una corruzione internazionale a carico dell’ad De Scalzi, ai fascicoli sugli imprenditori Frontino, clienti e vicini all’avvocato Calafiore. Per “proteggerli” Longo avrebbe estromesso la polizia giudiziaria e incaricato consulenti compiacenti, come l’ingegnere Mauro Verace, anche lui indagato, in modo da avere relazioni tecniche favorevoli ai Frontino coinvolti in diversi procedimenti. Domani toccherà ad Amara che sarà interrogato a Roma.


Articolo pubblicato il giorno 8 Febbraio 2018 - 22:04

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