Napoli. “Non solo sono preoccupato, sono indignato”. Cosi’ il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, in merito al dossier depositato in Curia in cui si denunciano presunti casi di omosessualita’ nei quali sarebbero coinvolti sacerdoti, religiosi e seminaristi di alcune Diocesi italiane, ha risposto a una domanda sull’immagine della Chiesa. “Per colpa di qualcuno – ha affermato – si cerca di dipingere il volto della Chiesa come sporco per tutti”. “Ma io dico e parlo di Napoli- ha aggiunto – ci sono circa 1000 sacerdoti che lavorano, si sacrificano con entusiasmo. Sono la stragrande maggioranza dei sacerdoti che lavorano nel Cristo e nella chiesa con bene enorme, un bene immenso. E poi ce ne sono alcuni che tradiscono la propria vocazione, la propria missione, infangando e violentando il volto della Chiesa. Per chi sbaglia c’e’ da pagare per quanto male hanno potuto fare e stanno facendo alla Chiesa”. Eppure – tiene a sottolineare Sepe – guardando al passato la Chiesa di Napoli, “non e’ stata indulgente” nei confronti di chi ha sbagliato. Laddove sia accertato – ha affermato – con assoluta sicurezza che qualcuno ha commesso qualche reato, non e’ questione di misericordia oppure no, e’ questione di giustizia. Chi sbaglia paga – ha concluso – affinche’ pagando possa redimersi e evitare di fare il male che ha gia’ fatto fino adesso. Napoli non c’entra. Ci sarebbero due sacerdoti di cui nei fatti non conosco nomi e cognomi – ha affermato – Si e’ voluto utilizzare Napoli come ufficio postale. Ci sono tante diocesi”. “E’ stata scelta Napoli – ha aggiunto – probabilmente perche’ questo signore abiterebbe a Napoli e quindi per lui era piu’ facile consegnarlo qui”. “Napoli di fatto non c’entra, nel senso che trattandosi di diverse Diocesi io come vescovo di Napoli non ho competenza con nessun’altra Diocesi e ognuno si prenda la sua responsabilità. Tutta la documentazione sara’ inviata alle autorita’ competenti in Vaticano. Qualora i fatti fossero accertati ci sono delle misure molto chiare, precise, che verranno prese”. Lo stesso Sepe ha ricostruito i fatti: “E’ stato consegnato un dossier alla Cancelleria, non a me personalmente perche’ ero fuori – ha affermato – si e’ presentato un signore con un dossier su cd nel quale erano registrati nomi, cognomi, rispettive Diocesi, che vanno dal Lazio, alla Sicilia, la Sardegna e con registrazioni di dialoghi, e qualche brutta fotografia”. “Rimettendo alla coscienza del rappresentante della cancelleria – ha concluso – la diffusione di questo materiale” “E’ chiaro – ha aggiunto – che ognuno deve prendersi le sue responsabilita’, e ogni vescovo si assumera’ la sua responsabilita’ nell’applicare quelle norme previste dal codice di diritto canonico”. “E piu’ che di diritto canonico – ha sottolineato – direi di coscienza, perche’ non si possono infangare tutti i sacerdoti per alcuni che purtroppo hanno abdicato e tradito quella che era la loro missione”.
Articolo pubblicato il giorno 26 Febbraio 2018 - 16:01