Il corpo di polizia corrotto di Tecalitlán nella regione di Jalisco in Messico e responsabile della sparizione dei tre cittadini napoletani avrebbe fatto sparire, con le stesse modalità anche un giovane locale. Gli agenti guidati dal latitante Hugo Enrique Martínez sono stati accusati due volte di sparizione forzata: il 22 gennaio quella di Ulises Adair Cardona Flores, originario di Tuxpan, che è stato prelevato da personale in divisa e di cui si sono perse le tracce e una settimana dopo tre dei napoletani: prima Raffaele Russo e poi il figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino. L’unica certezza che si ha rispetto alla loro sparizione è che il segnale del Gps delle loro auto si ferma a Jilotlán de los Dolores. E da qui che partono le indagini e le ricerche che sono state estese oltre che in quella zona anche anche nelle regioni confinanti di Michoacan e Colima ma anche nei vicini stati di Guatemala, Honduras e Nicaragua con l’uso di unità cinofile, fa sapere la magistratura, citata dalla stampa locale. In quella stessa zona un anno fa fu arrestato dopo 19 anni di latitante il narcos, Giulio Perrone, originario di Gragnano e al servizio di numerosi del clan della camorra come fornitore di cocaina.
Secondo quanto riferito dal procuratore generale di Jalisco Raul Sanchez Jimenez, i nostri connazionali – Antonio Russo, 25 anni, Raffaele Russo, 60 anni e Vincenzo Cimmino, 29 anni – sarebbero stati consegnati a una organizzazione criminale della citta’ e quindi trasferiti verso il sud del paese. Gli ultimi contatti tra gli italiani e i loro connazionali risalgono alla fine di gennaio e la procura ha fatto sapere che i tre, arrestati per motivi non del tutto chiariti, non sono mai passati per le carceri. I poliziotti, presentati dalla procura solo con i loro nomi di battesimo – Emilio “N”, Salvador “N”, Fernando “N” e Lilia “N” – rischiano dai 40 ai 60 anni di carcere. Secondo alcune testate locali, i tre scomparsi sarebbero stati oggetto di una rappresaglia per una truffa che avrebbero compiuto con la vendita di alcune apparecchiature mediche contraffatte, o per non aver pagato l’affitto della casa in cui si trovavano. Il caso, unito alla scomparsa di quattro cittadini di Vera Cruz, ha spinto le autorita’ di Jalisco ad accelerare i tempi per la nomina di un procuratore con competenze specifiche sulle sparizioni, scrive il quotidiano “Milenio”. Il governatore dei Jalisco, Aristoteles Sandoval, ha detto che le sparizioni sono in gran parte legate ad azioni della delinquenza organizzata coperte dalle autorita’ e in cui spesso le forze di sicurezza si rivelano complici. La figura del procuratore, scrive la testata potrebbe insediarsi entro cinque settimane. Secondo i dati del Registro nazionale delle persone scomparse, quello di Jalisco e’ il terzo nella classifica degli stati piu’ colpiti dal fenomeno. Il paese nordamericano si trova sempre piu’ a fare i conti con i problemi legati alla criminalita’ comune e organizzata. Nel 2017 il Messico ha registrato uno tra i piu’ alti livelli di violenza degli ultimi anni. Lo scorso dicembre il Sistema nazionale della sicurezza pubblica (Snsp) messicano censiva il numero record di 23.101 denunce per omicidi dolosi nei primi 11 mesi del 2017, 692 in piu’ delle 22.409 morti violente registrate nel 2011. Si tratta della cifra piu’ alta degli ultimi venti anni e fissa la media di omicidi al giorno a quota di 69. Su questo fronte, il 2017 si e’ chiuso con numerosi altri primati negativi: sono stati battuti per tre volte i record mensili di omicidi e in 21 stati della federazione il tasso registrato a novembre e’ superiore a quello di tutto il 2011. Il 66 per cento degli omicidi, 15.353 casi, sono stati compiuti con arma da fuoco, l’11 per cento (2.638) con “armi bianche” mentre del restante 22 per cento non esistono indicazioni precise. Oltre ad essere stato l’anno con piu’ omicidi dolosi nella storia recente del Messico, il 2017 si e’ chiuso anche con il record del numero di morti tra gli agenti di polizia municipale, provinciale e federale: 530 contro il precedente primato del 2011, quanto le morti violente tra i poliziotti sono state 517. La maggior parte degli agenti, 181, sono vittime di esecuzioni, 83 sono caduti a seguito di scontri a fuoco, 78 per incidente d’auto, 67 vittime di imboscate, 37 di rapina, 29 per sequestro. In molti, tuttavia, sostengono che l’intervento dei militari iniziato con la guerra contro le organizzazioni dei narcotrafficanti scatenata nel 2006 dall’ex presidente Felipe Calderon, abbia avuto tra le sue conseguenze un aumento delle sparizioni, degli omicidi, delle torture e dei sequestri.
(nella foto a sinistra e a destra i quattro poliziotti arrestati al centro ci sono Hugo Enrique Martínez il comandante della polizia che risulta latitante e il governatore della regione di Jalisco)
Articolo pubblicato il giorno 26 Febbraio 2018 - 00:13