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Messico: altri sei italiani arrivati con i Russo risultano ‘introvabili’

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Ci sono altri sei italiani di cui si sono perse le tracce da giorni in Messico e il cui arrivo era stato registrato insieme con i Russo. Si tratta di altri “magliari”  la cui denuncia di scomparsa non è stata ancora formalmente presentata dai familiari ma nel paese sud americano si sta indagando a 360 gradi. Le notizie che arrivano in Italia sono diverse ma sicuramente come, scrivono i media messicani, c’è qualcosa di molto importante su cui si sta indagando. Intanto le ricerche dei tre napoletani ufficialmente “desaparecidos”, ovvero Raffaele Russo, il figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino si sono estese ai vicini stati di Guatemala, Nicaragua e Costarica. La corruzione della polizia messicana sta inducendo tutti alla prudenza da un lato ma sta alimentando allo stesso tempo sospetti e voci infondate. La Procura di Jalisco, la regione messicana da dove sono spariti i tre napoletani, sta indagando insieme con lo speciale corpo della Seido che si occupa di criminalità organizzata e questo lascia pensare che dietro la sparizione dei tre napoletani vi sia qualcosa legato alla criminalità organizzata. Perché la pericolosa banda del Cartel Jalisco New Generation avrebbe preso in ostaggio prima Raffaele Russo e poi il figlio e il nipote che si erano messi sulle sue tracce? Se è vera questa pista. Anche il profilo basso della Farnesina e del Governo Italiano rispetto alla vicenda continuano ad alimentare dubbi e perplessità. Se da un lato è pur vero che la diplomazia ha sempre lavorato in silenzio comunque notizie ufficiali dal ministero degli esteri non ne arrivano. Dopo il summit di tre giorni fa tra le autorità della polizia di Jalisco, il rappresentante dell’ambasciata italiana in Messico ed un dirigente del Viminale è calato il silenzio. All’incontro hanno partecipato il segretario generale del governo locale, Roberto López Lara, il procuratore generale dello Stato, Raúl Sánchez Jiménez, il procuratore regionale, Fausto Mancilla Martínez, oltre a Simone Landini, consigliere dell’ambasciata italiana in Messico e Guido Iannelli, addetto di polizia italiano. I giornali e in generale la maggior parte dei media messicani del posto continuano a fare ipotesi non certo positive sui tre napoletani alimentate anche dalle parole del procuratore di Jalisco. Ovvero che l’intera organizzazione della vendita di generatori elettrici sul territorio messicano avrebbe una sola matrice malavitosa italiana e sarebbe in atto una “guerra” con la malavita locale pronta a strappare il mercato dalle mani degli italiani e in particolare dei napoletani. La notizia diffusa ieri del nome falso utilizzato da Raffaele Russo è solo l’ultima conferma di come si stanno indirizaando le indagini. Ma si tratta solo di supposizioni giornalistiche, non confermate dalle autorità. Il pubblico ministero l’latro giorno ha spiegato che ci sono state contraddizioni nelle comunicazioni dei parenti dei tre napoletani perché, secondo il procuratore, i dispersi non erano arrivati ​​a Ciudad Guzmán un giorno prima come originariamente segnalato, ma erano da diversi giorni nel comune, anch’essi entrati nel paese come turisti, quando i parenti hanno dichiarato di essere in attività commerciali.

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Dopo che l’ultimo messaggio audio di una delle persone scomparse ha detto che “i poliziotti su due motocicli e un’auto hanno chiesto loro di seguirli”, le fonti della polizia municipale di Tecalitlán hanno riferito a Publimetro che il corpo ha solo furgoni tipo Ram e, in effetti, due motocicli, ma questi non sono usati sulla strada, ma per monitorare i quartieri che circondano la sede municipale. Inoltre avvertono che nei registri di mercoledì 31 gennaio non ci sono segnalazioni di persone nel carcere municipale. Questa affermazione nasce, dal momento che dall’Italia, i familiari dei tre scomparsi sostengono di aver chiamato la polizia municipale e che una donna ha riferito che Antonio e Vincenzo erano stati arrestati, anche se non c’erano dati su Raffaele. In una seconda chiamata, la stessa donna avrebbe negato questa informazione. Questa la cronologia degli avvenimenti fornita dalla procura di Jalisco: Gennaio 2018 Antonio Russo e Vincenzo Cimino entrano in Messico insieme ad altre sei persone.
28 gennaio 2018 Rafaelle Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimino si trasferiscono a Ciudad Guzmán. Affittano tre stanze in un albergo con indirizzo 502 di Calzada Madero e Carranza, nel centro di Ciudad Guzmán.
31 gennaio 2018 Raffaele scompare intorno alle 15.30. L’ultima posizione del suo camion CRV Honda bianco è presso una stazione di servizio vicino a Tecalitlán.
31 gennaio 2018 Il fratello di Antonio chiede a lui e suo cugino di andare a cercare Raffaele. Arrivano alla stazione di servizio con l’ultima posizione di Raffaele anche loro in un furgone CRV bianco.
31 gennaio 2018 Ultima comunicazione con Antonio e Vincenzo. Dicono che sono arrivati ​​alla stazione di servizio, i poliziotti su “due motocicli e una macchina” chiedono loro di accompagnarli. Il segnale GPS  si perde vicino alla città di El Refugio, a Tecalitlán.
1 febbraio 2018 La famiglia denuncia la scomparsa dei tre napoletani, accusando di non aver ricevuto un’adeguata attenzione da parte della procura.
17 febbraio 2018 La famiglia accusa che non si trattava di un rapimento, perché fino ad oggi non avevano chiesto un riscatto.

 

 


Articolo pubblicato il giorno 24 Febbraio 2018 - 09:48


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