E’ stato trasferito da qualche giorno nel carcere di Secondigliano Luca Materazzo. Ha trascorso gli ultimi giorni a studiare le carte del processo a suo carico che lo vede unico imputato per l’omicidio del fratello Vittorio. Quattordici mesi dopo il delitto di viale Maria Cristina di Savoia, è determinato e in attesa della prima udienza che definirà il suo destino dinanzi al giudice Sabella che, sette giorni fa, aprì formalmente il procedimento assicurando ai parenti della vittima la possibilità di costituirsi parte civile. Chi lo ha incrociato in questi giorni – tra assistenti sociali, personale penitenziario e addetti ai lavori – ha visto Luca particolarmente deciso. L’imputato, come riporta Il Mattino, si dichiara innocente e il luogo ideale dove far emergere le proprie convinzioni sarà la Corte di Assise, al cospetto di una giuria popolare e al termine di un serrato contraddittorio tra le parti. È in questa ottica che Luca ha chiesto tempo: essere sottoposto al rito ordinario potrebbe rispondere all’esigenza di portare in aula tutto il proprio mondo familiare e relazionale, nel tentativo di scrollarsi di dosso l’accusa di essere l’assassino del fratello. Un caso che resta, a distanza di mesi, inchiodato su due elementi di prova raccolti dalla Procura: la prova del Dna, in relazione alla presenza di tracce del corredo genetico di Luca Materazzo sulle armi e sugli indumenti ritrovati la notte dell’omicidio in vico Santa Maria della Neve e la testimonianza di un barista di via Crispi, che associò il volto di Luca a quello dell’uomo che, la notte dell’omicidio, si trattenne nella toilette del proprio locale per lavare macchie di sangue.
L’inchiesta è condotta dai pm Francesca De Renzis e Luisanna Figliolia sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso e l’accusa è di omicidio volontario premeditato finalizzato a chiudere i conti con il fratello nella delicata questione della eredità familiare. Tre delle quattro sorelle di Luca e Vittorio hanno chiesto e ottenuto di costituirsi parte civile; stessa scelta compiuta da Elena Grande, vedova dell’ingegnere ucciso sotto casa, assistita dagli avvocati Arturo ed Enrico Frojo, costituiti anche a tutela dei due figli della vittima.
La scelta di costituirsi parte civile viene ricondotta all’esigenza di essere formalmente presenti in aula in un momento cruciale per la definizione della prova e della verità giudiziaria.
Difeso dai penalisti Gaetano e Maria Luigia Inserra, Luca Materazzo chiarirà a tutti quale sarà la sua strategia processuale.
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