I loro rapporti di lavoro non erano buoni, ma nonostante tutto abitavano da poco nello stesso stabile, li’ dove si e’ consumata la tragedia davanti agli occhi atterriti degli stretti congiunti. E’ il contesto nel quale e’ avvenuto l’omicidio di ieri a Frignano, nel Casertano, dove il 51enne operaio Vito Recchimurzi ha ucciso con cinque colpi di pistola, davanti alle proprie figlie, il suo datore di lavoro, il 55enne imprenditore del settore autotrasporti Nicola Sabatino, al termine di una lite scoppiata per questioni economiche, per una differenza di cento euro tra il compenso che Sabatino gli aveva appena consegnato e la somma che il dipendente pretendeva. Il pm della procura di Napoli Nord ha contestato a Recchimurzi l’omicidio volontario pluriaggravato dai futili motivi e dalla premeditazione. “Ho fatto una stronzata, mi sono fatto prendere dalla rabbia” ha detto il 51enne ai poliziotti del Commissariato di Aversa guidati da Paolo Iodice dopo essere stato ammanettato. Gli agenti hanno temuto che il 51enne – ha un precedente per furto – potesse imitare il 48enne Davide Mango, che un mese fa a Bellona, sempre nel Casertano, aveva ucciso la moglie in casa per poi barricarsi e sparare all’impazzata dal balcone, ferendo cinque persone prima di togliersi la vita. Anche Recchimurzi si e’ barricato in casa, ma non ha mai minacciato gli agenti; quando questi hanno fatto irruzione, si e’ fatto ammanettare consegnando anche la pistola usata per uccidere il proprio datore di lavoro, un revolver calibro 22 detenuto illegalmente. La dinamica dell’accaduto e’ stata ricostruita grazie allo stesso omicida. Sabatino, che abitava al piano terra insieme con la compagna ed i figli, si e’ recato al piano superiore, dove risiede Recchimurzi, per pagarlo; gli ha cosi’ dato una somma da cui mancavano 100 euro. A quel punto il dipendente ha cominciato a inveire contro l’imprenditore, pretendendo la differenza; il tutto davanti alle figlie. Sabatino pero’ non ne ha voluto sapere, e si e’ avviato verso l’uscita. Il 51enne, che aveva con se’ l’arma, ha cosi’ fatto fuoco piu’ volte, colpendo alle spalle il datore di lavoro, che si e’ poi girato ricevendo un colpo al capo, che gli e’ stato fatale. L’uomo e’ stramazzato sul pavimento del pianerottolo dove e’ stato poi trovato dalla polizia. Piccolo il calibro dell’arma usata; e’ probabile che Sabatino si sarebbe salvato se l’ultimo proiettile sparato non lo avesse raggiunto alla fronte. I parenti dei due uomini hanno confermato che tra loro non correva buon sangue a causa, appunto, del rapporto professionale.
Articolo pubblicato il giorno 25 Febbraio 2018 - 17:51