Il sito archeo fluviale di Lòngola è una realtà, bon gré o mal gré, come dicono i nostri cugini d’Oltralpe. Potrà piacere o no, insomma, suscitare polemiche (più efficaci durante i lavori, non postume) o consensi a pioggia nel WEB – come sta accadendo – ma il sito di Lòngola è ormai una realtà.
Ora è dunque tempo di cominciare a traguardare il futuro possibile di Lòngola.
Però, anche il passato di Lòngola merita maggiore e più attenta considerazione, visto che esso inaspettatamente va arricchendosi.
Recentemente infatti nelle “terre della Lòngola”, oggi in territorio comunale di Striano, è stata individuata – grazie alle meritorie ricerche archivistiche di tre giovani ricercatori – la presenza di una attiva Cavallerizza regia in età Aragonese, forse l’epoca più gloriosa per la Città e per il Regno di Napoli.
Intanto, le indagini archeologiche ad ampio spettro su Lòngola, sito “perifluviale” in età protostorica, hanno dato frutti di importanza insperata e straordinaria, che hanno aperto squarci nuovi di rilettura revisionistica della storia della Campania “campana” e preromana.
Tale storia è scritta nelle circa 8.000(!) casette piene di circa 5.000 piccoli reperti archeologici tra cui : oggetti in metallo, in legno, in pietra, in osso, in cotto, in pasta vitrea.
Ma soprattutto l’ Ambra e le tante Forme di fusione per Bronzo e Ferro stanno ad attestare frequentazioni privilegiate, assolutamente “nuove” e mai prima indagate, delle genti campane con le popolazioni baltiche per l’ambra e con quelle sarde e ispaniche, nel Mediterraneo occidentale, per i minerali ferrosi. Cioè una gravitazione campana verso terre a Nord e a Ovest, piuttosto che al Sud e ad Est, verso l’evoluto e vicino mondo greco.
E va dato atto – stavolta davvero e soltanto postumo – alla battaglia tenace e sfortunata che l’archeologo preistorico Innocenzo DALL’OSSO affrontò da solo, per affermare le radici della protostoria campana, avendo contro il compatto fronte dell’Archeologia togata sua contemporanea.
Quest’ultima era invece decisamente votata alla magnificazione della Romanità e alla esaltazione delle testimonianze protostoriche e preistoriche del Nord d’Italia, allora avvolto nella bandiera italiana e savoiarda, sventolata fino a Teano da ‘o generale Garibbardo.
Alla Cavallerizza aragonese Longoliana e al perspicace archeologo DALL’OSSO, ingiustamente perseguitato dal potere postunitario, dedicheremo doveroso spazio nelle colonne di questo giornale on line.
Federico L.I. Federico
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