Baby gang di Chiaiano: sui social facevano i duri, alcuni scrivevano “siamo come i tumori”, altri postavano foto alla Mourinho con le mani incrociate a mo di manette. “Se non sai farti la galera allora vai a lavorare e non fare l’infame accusando gli altri”. È il 25 novembre quando uno dei ragazzini del branco scrive sul suo profilo Facebook la frase choc, riportata oggi da Il Corriere del Mezzogiorno. Gli investigatori oramai li avevano individuati, li stavano monitorando. Un altro ragazzino sul suo profilo facebook ha decine di foto di pistole, droga e soldi e una con il sosia de l’attore di Gomorra che ha interpretato Sangue blu. “Se non potete uccidermi, allora dovete temermi”, c’è scritto invece sul profilo di Raffaele, il capo della baby gang dei nove ragazzi che ieri mattina sono stati fermati dalla polizia. È stato lui a sferrare il calcio allo stomaco di Gaetano e che gli ha spappolato la milza, mentre gli altri lo prendevano a pugni.
Dieci contro uno che hanno rischiato di uccidere un ragazzino di 15 anni senza un valido motivo. E’ quanto emerso dalla ricostruzione del ferimento di Gaetano, studente preso a calci e pugni all’esterno della metro di Chiaiano. Non volevano portargli via i soldi o il cellulare, non c’era stata un’occhiata di troppo, un equivoco. C’era solo la voglia di “fare una rissa e dare fastidio”. Otto minori sono stati collocati in una comunità di recupero, uno ha ottenuto il beneficio della permanenza in casa grazie alla collaborazione spontanea ritenuta decisiva, mentre un ragazzino non ancora 14enne è stato segnalato alla famiglia. Le accuse che emergono sono gravi: lesioni gravissime e minacce di morte. Un contributo importante alle indagini è stato fornito dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza. Stando al racconto di Gaetano in quella terribile sera sono stati due gli aggressori ad aver infierito sul suo corpo con dei calci all’addome. E proprio un calcio gli aveva spappolato la milza. A raccontare in modo dettagliato quella sera è la testimonianza Baby gang, un 15enne ‘pentito’ ha aiutato la polizia a trovare il branco che assalì Gaetanodi G.P., l’unico ad avere la forza di presentarsi il giorno dopo il pestaggio in commissariato per raccontare quanto avvenuto. Il ragazzo, accompagnato dalla madre, ha ammesso di aver fatto parte del branco che ha ridotto in fin di vita Gaetano. Ha raccontato la “banalità” dell’aggressione dettata da “un amico più bullo” R.S. che aveva l’esigenza di dare fastidio e cercare rogne. Dalle immagini raccolte dagli investigatori si comprende che l’aggressione è stata premeditata e notata da decine di passeggeri della metro ma nessuno è intervenuto. Gaetano, finito sul letto di un ospedale, salvato dal rischio di emorragia interna, ha riconosciuto i suoi aggressori. Ora R.S. il bulletto della baby gang è in comunità assieme a M.V., S.R., U.A., G.P., E.M., R.C., I.D.S., G.T. Si tratta di giovani non legate alla camorra eccetto un caso.
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