“Le pratiche di esorcismo applicate da don Michele Barone su nostra figlia sono state sempre approvate sia dal vescovo Angelo Spinillo che dal prete incaricato dalla Diocesi per gli esorcismi, don Carlo Aversano. Entrambi sono stati sempre a conoscenza di come nostra figlia veniva seguita da don Barone”.E’ la difesa di Cesare Tramontano e Lorenza Carangelo, genitori di una 14enne affetta da problemi psichici e ritenuta vittima di sevizie e abusi sessuali da parte di don Michele Barone, prete del Tempio di Casapesenna, davanti al gip Ivana Salvatore per l’interrogatorio di garanzia. I due sono finiti ai domiciliari il 24 febbraio scorso perche’ considerati complici di don Barone, ora in carcere per violenza sessuale aggravata e maltrattamenti anche su minori. Ai domiciliari anche Luigi Schettino, dirigente di polizia che cerco’, secondo la procura di Santa Maria Capua Vetere, di convincere la sorella maggiore della ragazzina a ritirare la denuncia nei confronti del prete che ha dato origine all’indagine. Anche i genitori della ragazzina, dunque, cosi’ come ieri aveva fatto don Barone, hanno raccontato che il vescovo Spinillo era a conoscenza dei “riti di purificazione” messi in pratica dal sacerdote, aggiungendo che ne era a conoscenza anche l’unico prete autorizzato per la pratica di esorcismo, don Carlo Aversano di Casal di Principe. I due coniugi, difesi con don Barone dall’avvocato Carlo Taormina, hanno raccontato al gip che prima di arrivare al prete di Casapesenna la figlia era stata da altri preti che le avevano praticato riti, della conoscenza con don Barone il 16 aprile 2017 e di come la loro figlia sia “migliorata” dopo questo incontro. “La bambina in un attimo in cui la sua voce non era guidata dal demonio, ma da San Michele – hanno detto – preannuncio’ la sua guarigione il 20 febbraio e cosi’ e’ stato”. Per quanto riguarda le accuse di maltrattamenti e violenze, per loro “le due ragazze che hanno denunciato hanno mentito. Su nostra figlia non e’ mai stata commessa nessuna violenza. I riti di purificazione avvenivano davanti a 40 persone appartenenti al gruppo di preghiera, se fosse stato vero qualcuno si sarebbe ribellato”. Cosi’ come per don Barone, Taormina ha fatto richiesta di revoca della misura cautelare anche per i due coniugi.
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