“Nella zona di Miano è in atto una lunga lotta per la successione dopo la fine del clan Lo Russo”. L’allarme era stato lanciato forte e chiaro anche dalla Dia di Napoli, nella relazione semestrale che ha inviato al Parlamento proprio in questi giorni. E ora quell’allarme, lanciato già da mesi, alla luce del duplice omicidio di due sere fa in via Ianfolla dove sono stati uccisi due “della vecchia guardia” dei Lo Russo, come Biagio Palumbo e Salvatore Mele, appare come una fatale premonizione. Controlli, perquisizioni, interrogatori di parenti e amici delle due vittime si sono susseguiti per tutta la giornata di ieri e continueranno ancora. Si cercano tutti i possibili indizi per stabilire da dove è partito l’ordine di morte. I carabinieri della compagnia Vomero, che stanno conducendo le indagini, hanno hanno guardato le immagini di alcune telecamere della zona per trovare frame utili alle indagini. Si cerca di capire come e dove sono siano scappati i killer che erano appostati in via Ianfolla nei pressi della casa di Biagio Palumbo. Erano a volto scoperto, e non poteva essere altrimenti in quella zona e quindi si tratta di persone comunque conosciute. Il che lascia pensare gli investigatori che il duplice omicidio sia maturato all’interno del gruppo dei vecchi Lo Russo. E non certamente dai Nappello, che pure avrebbero voluto vendicare la morte dei due Carlo Nappello, zio e nipote, uccisi nel maggio scorso, e che non sarebbero potuti penetrare nel bunker di via Ianfolla senza essere notati. Li vi abitava l’ex boss pentito Carlo Lo Russo e vi abita parte della famiglia rimasta libera. E allora se la pista privilegiata è quella interna bisognerà capire cosa è accaduto di tanto grave da decretare la morte di Mele e Palumbo. Gli investigatori stanno anche scandagliando gli smartphone dei due alla ricerca dei contatti, e delle conversazioni con pregiudicati della zona e non. Si vuole capire in che direzione criminale si stavano muovendo le vittime e cosa è accaduto nelle relazioni e nelle contrapposizioni tra i clan della zona.
La Dia sembra avere le idee chiare sulle contrapposizioni, almeno fino a giugno 2017, data nella quale si riferisce la relazione. Da una parte i Nappello e dall’altra gli Stabile che hanno sede a Chiaiano e si sono alleate con i Ferrara. Ecco cosa scrivono gli investigatori della Direzione investigativa antimafia. “Le dinamiche criminali del centro città si intrecciano con gli eventi che riguardano l’area nord di Napoli. Ciò, in ragione dell’interconnessione di interessi tra i gruppi che vi operano, in particolare del clan Lo Russo di Miano, da tempo presente ed attivo nel rione Sanità. Nei primi mesi del 2017, il sodalizio, già in difficoltà a causa della scelta collaborativa di componenti di vertice della famiglia, è stato colpito dall’arresto di alcuni affiliati, avvenuto nel corso di due tranche conseguenziali dell’operazione “Snakes”, del Centro Operativo Dia di Napoli, conclusa appunto con l’emissione di due provvedimenti cautelari, rispettivamente di gennaio e marzo 2017. Destinatario del primo provvedimento, un affiliato al clan Lo Russo, indagato per aver agevolato la latitanza del capo clan; il secondo ha riguardato gli autori di un duplice omicidio, avvenuto nel 2007, commesso al fine di avvantaggiare il gruppo Lo Russo e l’alleato sodalizio Amato-Pagano. Questo l’antefatto che ha generato ancora più conflitti nell’area e ha portato alla destabilizzazione tutte tutti gli equilibri, pur se precari, creati nei mesi successivi. «La crisi operativa e militare dei Lo Russo avrebbe lasciato spazi ad altri clan. Tra questi, si segnala il gruppo Nappello, attivo nei quartieri di Piscinola e Miano (capeggiato dal braccio destro di uno dei componenti della famiglia Lo Russo), al quale si contrappone il clan Stabile, con base a Chiaiano, alleato con il gruppo Ferrara – scrive la Dia – Le tensioni, palesatesi già con una serie di agguati che, nel mese di settembre del 2016, avevano colpito entrambi i gruppi, si sono riacutizzate dopo il duplice omicidio, consumato il 26 maggio, di due soggetti legati al capo del clan Nappello, quest’ultimo indebolito anche dagli arresti (effettuati sempre nel mese di maggio) di alcuni affiliati”.
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