Se si dovesse indicare un prodotto di punta per il 2017 non ci sarebbero difficoltà nell’identificare il Bitcoin: le tanto note monete virtuali, strumenti che hanno lasciato registrare un boom incredibile.
Qualche anno fa si parlava di un qualcosa rivolto più che altro ad esperti del settore, cervelloni abituati a passare ore ed ore dietro a un pc scandagliando il mercato delle valute multimediali. Oggi non è più così. Lo strumento è stato reso, anche ad arte, popolare e i giornali di tutto il mondo negli ultimi mesi hanno dedicato molta attenzione, nella loro sezione di economia, a questi nuovi prodotti finanziari. Su tutti, ad essere famoso è il Bitcoin: chiunque avrà sentito nominare almeno una volta questa moneta virtuale. Non fosse altro per l’incredibile ascesa che ha saputo compiere parlando di valore. Chi ha avuto l’intuizione di acquistarne diversi qualche anno fa, a pochi euro, si ritrova ora tra le mani un capitale dato che il Bitcoin ha incredibilmente superato il valore di 10mila euro.E allora sulla scia di questo record assoluto sono proliferate tantissime altre monete virtuali che sperano di ricalcare le sorti del proprio illustre predecessore. Su tutte, il Ripple. Chi ha un minimo di dimestichezza con il mondo delle criptovalute saprà di cosa si sta parlando: la moneta virtuale tra le più accreditate ad avere successo, se non proprio come il Bitcoin comunque ad aumentare il proprio valore.
Si sta infatti parlando della seconda criptovaluta in assoluto per capitalizzazione di mercato; un prodotto che ha molte analogie ma anche sostanziali differenze con il Bitcoin. Si fa riferimento ad una moneta digitale nata nel 2013 in California che viaggia su un sistema distribuito open source. Nel concreto una rete di computer che utilizzano un algoritmo per stabilire e registrare le transazioni su un database. Un sistema che nasce per d facilitare gli scambi e le transazioni tra le diverse valute per i propri utenti.
La differenza con il Bitcoin e con le altre cripto monete è data dal fatto che i Ripple non vengono minati, come si dice in gergo, dagli utenti e quindi dagli investitori stessi: bensì le monete virtuali in questo caso sono assegnate a chi dona il potere dei propri computer alla ricerca scientifica. Quindi il Ripple non viene minato né realmente posseduto dagli investitori.
Proprio come tutte le altre valute virtuali si sta parlando di un sistema che garantisce una grande distribuzione tramite la rete, ovviamente facilitata dalla velocità; la mancanza di un ente di riferimento cui la moneta fa capo, niente banche quindi né organi governativi; sicurezza delle transazioni grazie alla criptografia.
Tutto quello che, in sostanza, ha reso famoso il Bitcoin con in più qualche differenza: ecco perché secondo molti analisti Ripple potrebbe essere la criptovaluta su cui puntare adesso.
Articolo pubblicato il giorno 19 Febbraio 2018 - 17:10