C’è anche Roberto De Luca, altro figlio del presidente della Regione Campania, Vincenzo, tra gli indagati dell’inchiesta sulla presunta corruzione n relazione ad appalti gestiti dalla Sma, la società in house della Regione per le bonifiche ambientali. Complessivamente sono 17 tra imprenditori, politici e giornalisti (quelli del sito internet Fanpage.it) finiti sul registro degli indagati nell’inchiesta della Dda di Napoli. dal quadro accusatorio emergono i nomi della cordata di imprenditori o a capo Nunzio Parrella, ex boss di Pianura, pentito da anni, e poi gli imprenditori Rosario Esposito, Antonio Infantino, Vincenzo Riccio, Giovanni Caruson, Abramo Maione, Salvatore Porro e Lucio Varriale, il commercialista Carmine Damiano, il consigliere regionale Luciano Passariello, candidato con Fratelli d’Italia alla Camera nel collegio di Secondigliano, Lorenzo Di Domenico e Agostino Chiatto, rispettivamente consigliere delegato e dipendente della società in house della Regione. Chiatto è distaccato presso la segreteria di Passariello il quale ricopre, in Regione, la carica di presidente della commissione di inchiesta sulle società partecipate, i consorzi e gli enti strumentali della Regione Campania, tra le quali la stessa Sma. E ancora tra gli indagati figurano Andrea Basile, ritenuto legato al clan Cimmino, e Antonio Cristofaro, sospettato di avere contatti con il clan Bidognetti. Per i contatti che avrebbe avuto con Basile, Passariello si ritrova contestata anche l’aggravante del metodo mafioso. Quanto a Varriale, secondo l’accusa, è stato il contatto tra Caruson e “una persona indiscutibilmente consapevole dell’appartenenza di quest’ultimo ad un clan malavitoso operante nel suo quartiere di residenza, il quale starebbe facendo da mediatore tra gli imprenditori e il consigliere regionale Passariello”. Caruson afferma che “aiutando, oggi il consigliere regionale, il gruppo di interesse da questi sponsorizzato come emissario della camorra potrebbe propiziarsi la futura riconoscenza del Passariello, riconoscenza che verrebbe concretamente espressa attraverso l’affidamento degli evocati appalti”. E infine Francesco Piccinini, direttore del sito online Fanpage.it e la giornalista Sacha Biazzo, accusati di induzione alla corruzione. Tra i video sequestrati ieri nella sede del giornale on line, come riporta Il Mattino, ce n’è uno in cui compare anche Roberto De Luca, figlio del presidente della Regione Campania e assessore a Salerno. Sarebbe lui uno dei politici “provocati” dai giornalisti fintisi imprenditori per smascherare gli illeciti del settore. Nel video di Fanpage De Luca tratterebbe con i finti imprenditori l’aggiudicazione di un appalto per lo smaltimento delle ecoballe, facendo intendere di poter intervenire a livello regionale. Fin qui nulla di illecito. Ma Roberto De Luca risulta indagato per corruzione perché, in un altro video, un commercialista a lui vicino farebbe riferimento a una tangente da pagare nella misura del 15 per cento, nella quale, a detta dello stesso commercialista, sarebbe inclusa anche la quota di De Luca. L’affare di cui si tratta riguarderebbe lo smaltimento delle ecoballe, per il quale nell’ottobre scorso la giunta regionale guidata da Vincenzo De Luca ha espletato la seconda gara per la rimozione di 500mila tonnellate di rifiuti presenti nel sito di stoccaggio Taverna del Re. La presunta trattativa denunciata dal sito riguarderebbe una terza tranche di 500mila ecoballe, da rimuovere nei prossimi mesi.
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