Arzano – Furbetti del cartellino e vigili “depistatori”, nuova indagine della Guardia di Finanza. In due presentano istanza al Comune per essere riammessi in servizio. Una situazione paradossale quella che vedrebbe due dei sospesi, la comandante Angela Errichiello e l’autista Luigi Marigliano, presentare istanza al comune per il tramite del loro legale per rientrare in servizio. Motivo: Presunte illegittimità nella delibera di sospensione adottata dai commissari prefettizi. Aldilà delle interpretazioni tecniche tutte da verificare, dal comune basterebbe riformulare, ove mai fossero riscontrate incongruenze, l’atto sospensivo. Anche perché, la GDF avrebbe deciso di volerci veder chiaro in merito alla sospensione dei provvedimenti disciplinari a carico dei 7 dipendenti comunali incappati nelle indagini della Procura e delle procedure previste dalla legge Madia che richiede l’obbligatoria applicazione della massima sanzione disciplinare. Gli agenti della municipale passati da indagati ad imputati, erano stati destinatari di ordinanza cautelare di sospensione dal servizio per il reato di falso ideologico. Tra cui il colonnello Errichiello, comandante del corpo, il capitano Domenico Barone e il sottufficiale Luigi Marigliano. Secondo le accuse mosse dalla Procura Napoli Nord, i tre caschi bianchi, tra cui il comandante, sono accusati di aver utilizzato impropriamente i badge in dotazione per far risultare, secondo la Procura falsamente, la loro presenza in ufficio, così da indurre in errore l’amministrazione sulle di ore di lavoro effettivamente svolte e di conseguenza, far sì che le relative indennità fossero ingiustamente corrisposte, con conseguente danno erariale per il Comune di Arzano. Le indagini sono state compiute anche mediante l’ausilio di più telecamere nascoste installate negli uffici del Comando dei vigili per mezzo della quale si sarebbe documentato la condotta degli indagati. L’avvio degli accertamenti investigativi scaturiva anche dal provvedimento dei Giudici del Tribunale del Riesame di Napoli, in cui, decidendo in merito all’ordinanza cautelare che, nel luglio 2016, aveva colpito altri appartenenti al corpo dei vigili urbani che ha decimato gli agenti della locale. Furono colpiti da ordinanza cautelare di sospensione dal servizio e poco dopo condannati in primo grado con il rito abbreviato a 6 mesi di reclusione per il reato di falso ideologico l’ufficiale Vincenza Merolla, il sottufficiale Alfredo Sora e il geometra comunale Francesco Aruta. Mentre l’agente Rosa Mastrocinque era finita prima ai domiciliari per il reato di falso ideologico, induzione alla corruzione e tentata concussione e poi in carcere per il reato di depistaggio. Colpiti da ordinanza cautelare di obbligo di dimora fuori dal comune di residenza sempre per il reato di depistaggio poi riformulato in false dichiarazioni a Pm nell’ambito della stessa indagine che aveva provocato gli arresti della Mastrocinque: Luigi Di Nocera, Silvana De Rosa e Antonio Gesso. Quest’ultimo colpito anche da ulteriore ordinanza di sospensione per falso ideologico. Due degli agenti indagati per depistaggio Gesso e Di Nocera, hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato venendo condannati in primo grado. I riflettori sul comando si erano accesi dopo l’aggressione perpetrata ad opera di ignoti nei confronti di un tecnico comunale. Dalle indagini successive, la vigilessa finita inizialmente ai domiciliari, secondo l’ipotesi accusatoria avvalorata dal gip, venuta a conoscenza che un altro sopralluogo era stato effettuato dal tecnico (successivamente aggredito ad opera di ignoti ) che aveva provveduto a segnalare l’abuso, aveva avvicinato quest’ultimo attraverso l’intercessione di un altro collega che lo avrebbe invitato fin dentro l’area parcheggio del comando della Polizia locale, e con minacce e offerte di denaro, accompagnata dal consorte, aveva tentato di indurlo a distruggere il verbale a suo sfavore. Dal primo arresto, molto probabilmente, si erano accesi i riflettori sull’intero operato dei caschi bianchi.
Salvatore Amarante
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