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Scafati, respinta la richiesta di scarcerazione per Aliberti. Duro atto di accusa nella relazione dell’anno giudiziario

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Scafati. La prima richiesta di concessione degli arresti domiciliari è stata respinta nel giro di 24 ore con parere negativo del pm. Ci sono ancora le esigenze cautelari per l’ex sindaco di Scafati Angelo Pasqualino Aliberti, finito in carcere mercoledì scorso. Lo ha stabilito il Gip Giovanna Pacifico rigettando la richiesta degli avvocati di Aliberti che ora potranno riaprire l’iter dell’appello davanti al Tribunale del Riesame su questo diniego e quindi riportare il caso dinanzi ai giudici. Si punta – da parte della difesa – sulla necessità delle esigenze cautelari, ma anche sullo status psico-fisico dell’indagato e quindi sulla sua compatibilità con il regime carcerario. L’ordinanza, per la quale vi era stato un lungo iter tra Riesame e Cassazione, in sè non potrà essere più impugnata. Ma il diniego del giudice per le indagini preliminari può essere appellato. La difesa dovrà dimostrare che nel frattempo sono mutate le esigenze cautelari nei confronti di Aliberti, per motivi sostanziali e quindi per la mancanza di inquinamento delle prove, oppure per motivi di salute. Intanto resta ferma la decisione di non effettuare l’interrogatorio di garanzia per l’ex sindaco, Luigi Ridosso e Gennaro Ridosso, dopo l’applicazione della misura cautelare decisa della Cassazione.
Il caso scafati, lo scioglimento del consiglio comunale di cui oggi ricorre il primo anniversario, è stato anche definito ‘inquietante’ nella relazione conclusiva dell’anno giudiziario, resa nota stamane dai magistrati salernitani. Un caso che ha scandito la vita politica di un paese ma che ha dimostrato la permeabilità delle istituzioni alla criminalità organizzata e in particolare al clan Loreto-Ridosso. Ampio risalto nella relazione alle indagini che hanno portato allo scioglimento e poi all’arresto del sindaco per scambio elettorale politico-mafioso. Sono stati sottolineati i passaggi, inseriti anche nella relazione prefettizia che ha poi decretato lo scioglimento da parte del Ministro dell’Interno: “il sindaco pro-tempore del Comune di Scafati e gli esponenti di vertice dell’organizzazione criminale di stampo camorristico avevano stipulato un patto di scambio politico elettorale mafioso in forza del quale l’organizzazione criminale di adoperava per il procacciamento di voti in favore della coalizione politico-amministrativa facente capo ad esso Aliberti Pasqualino e questi, a sua volta, prometteva e si impegnava, a fronte dello svolgimento di campagna elettorale in suo favore per le elezioni comunali dell’anno 2013 e per le elezioni regionali dell’anno 2015 (per la candidatura della moglie Paolino Monica)a concedere appalti pubblici in favore di società controllate dal suddetto sodalizio criminale e comunque a concedere utilità economiche”. Nella relazione dei magistrati si fa riferimento a quanto emerso dalle indagini: “Secondo la tesi accusatoria lo stesso sindaco aveva intrattenuto, sin dall’anno 2008 (anno della sua prima elezione a sindaco, ndr) plurimi rapporti con esponenti di vertice dell’organizzazione criminale operante in Scafati sia nella sua originaria configurazione (sotto la precipua direzione dei fratelli Sorrentino, detti ‘Campagnuol’ che per un periodo avevano sostituito gli esponenti del clan Loreto-Matrone), sia in quella attuale (sotto la direzione di Ridosso Luigi, Ridosso Gennaro e Loreto Alfonso) consentendone il rafforzamento dal punto di vista economico”.


Articolo pubblicato il giorno 27 Gennaio 2018 - 20:24

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