Prostituzione minorile nell’Avellinese: giudizio immediato richiesto dalla procura distrettuale di Napoli per tre indagati accusati di induzione e sfruttamento della prostituzione minorile e atti sessuali con minori. Quindi, dopo che il gip Isabella Iaselli ha accolto la richiesta, non ci sarà l’udienza preliminare per deciderne l’eventuale rinvio a giudizio, ma direttamente il processo che inizierà il prossimo 7 marzo dinanzi al tribunale di Avellino. I tre imputati furono tratti in arresto tra Avellino, Mercogliano e Lapio lo scorso 30 ottobre quando i carabinieri del comando provinciale di Avellino diedero esecuzione a un’ordinanza di misura cautelare emessa dal Gip, Isabella Iaselli con l’accusa di induzione e sfruttamento della prostituzione minorile, atti sessuali a pagamento con minori e violazione della legge Merlin sulla prostituzione. In carcere finì il settantenne Federico De Vito, gestore del noto circolo ricreativo “L’Incontro” di via Vasto e residente a Mercogliano mentre, i due clienti delle minorenni, Pino Roselli cinquantadue anni, professionista avellinese, e Mario Luciano, ottantacinque anni di Lapio, finirono agli arresti domiciliari, ai quali sono tutt’ora sottoposti.
L’unico a rispondere alle domande del gip, durante l’interrogatorio di garanzia, fu Raselli, gli altri due coinvolti nell’inchiesta, De Vito e Luciano, si avvalsero della facoltà di non rispondere. L’inchiesta che ha portato alla luce quanto accadeva all’interno del circolo è nata da un’altra vicenda di prostituzione minorile che coinvolgeva anche alcuni ragazzini. Infine ad incastrare De Vito – che per anni avrebbe gestito il giro di prostituzione – e i due che avrebbero avuto rapporti con le baby prostitute, le dichiarazioni di alcune delle ragazzine, oltre alle intercettazioni telefoniche e ai numerosi pedinamenti effettuati dai carabinieri del comando provinciale di Avellino.De Vito avvicinava le ragazzine circuendole con complimenti ed avance per poi chiedere di avere rapporti sessuali con lui e con gli altri due indagati. Le adescava prospettando loro la possibilità di lavorare sia presso il circolo che in altre attività in cambio di un cospicuo guadagno economico da dieci ad un massimo di cento euro; le invogliava a dimostrarsi “disponibili alle avances” sue e dei clienti, approfittando di uno stato di bisogno economico e della loro fragilità emotiva.
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