Processo immediato per la gang di usurai di Scafati arrestata lo scorso 4 dicembre. Il pm Giuseppe Cacciapuoti della Procura di Nocera inferiore infatti ha chiesto il rito immediato nei confronti di Elvira De Maio, Francesco Rosario Civale, Maria Neve Perrotti, Gerardina Nastro, Antonietta Di Lauro, Antonio Davide e Raffaele Porpora, quasi tutte imparentate tra di loro. Il giro di usura, come è emerso dalle indagini, era gestito da Elvira De Maio, già coinvolta nel processo Loan shark’s woman che lo scorso anno è arrivata alla sentenza di primo grado, continuava imperterrita a dare soldi a strozzo. Nonostante le inchieste passate, nonostante il processo.
Un affare gestito in famiglia, con i figli Raffaele Porpora, detto Lello, 38 anni, figlio di Antonino Porpora, detto Ndulino, ucciso alla fine degli anni ’80 nella guerra di camorra e amico e sodale di Alfonso Loreto senior, e con l’altro figlio – appena 22enne – Francesco Rosario Civale. Elvira De Maio l’usuraia si avvaleva del supporto della madre Gerardina Nastro, detta Maria, classe ’42, con il ruolo di riscossore degli interessi mensili che le vittime erano costrette a versare. La 75enne è finita agli arresti domiciliari, mentre gli altri tre componenti della famiglia sono destinatari insieme ai coniugi Antonio Davide e Maria Neve Perrotti di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Luigi Le Vita. Ordinanza di custodia cautelare con obbligo di dimora nel Comune di Scafati per Antonietta Di Lauro, 61 anni, dipendente dell’Asl e addetta dell’ufficio esenzioni dell’ospedale di Scafati, accusata di essere una delle fiancheggiatrici di Elvira De Maio. Colei che dopo l’arresto di Lello Porpora e l’avvio delle indagini avrebbe dovuto aiutare Elvira De Maio a raccogliere interessi e capitali, in particolare, da una delle vittime, che lavorava nell’ambito dell’ospedale scafatese. Antonietta Di Lauro, incensurata, è la sorella del più noto Generoso Di Lauro, detto Gigino, in carcere da molti anni, finito a metà degli anni ’90 nel mirino del gruppo criminale dei Ridosso, dopo la morte di Salvatore Ridosso. A lei, secondo l’accusa, Elvira De Maio aveva affidato il compito di riscuotere gli interessi da una delle vittime, dopo l’arresto di Lello Porpora e l’avvio delle indagini.
L’operazione ‘Get a money’, così è stata chiamata, è scattata stamane. Un’indagine lampo e ‘casalinga’ è stata definita dal procuratore capo della Procura di Nocera Inferiore, Antonio Centore, che ha coordinato le indagini affidate al sostituto procuratore Giuseppe Cacciapuoti. Un’indagine, partita dalla denuncia di una delle vittime, che a giugno scorso – sull’orlo del tracollo, impossibilitato a pagare gli interessi, e ormai con una vita familiare in frantumi – ha deciso di denunciare tutto agli agenti della Polizia del Tribunale di Nocera Inferiore che insieme ai colleghi delle sezioni di polizia giudiziaria della Polizia locale e della Guardia di finanza hanno curato l’indagine con appostamenti, intercettazioni e perquisizioni. Pochi mesi di accertamenti ed è emerso quello che era noto ai più in città. Il primo a finire nella rete dei poliziotti era stato Raffaele Porpora, arrestato dagli agenti a giugno scorso mentre intascava dei soldi segnalati e fotocopiati, proprio dalla prima vittima, alla quale il figlio di Elvira De Maio continuava a rivolgere minacce. Telefonate rabbiose, visto che il giovane uomo era ormai in ritardo con il pagamento degli interessi per due prestiti uno di 2000 e l’altro di 3500 euro che fruttavano alla famiglia di usurai 1100 euro mensili. Le minacce erano diventate incessanti quando il giovane, molto conosciuto in città, ha deciso di denunciare tutto e uscire dalla morsa degli strozzini. Le ultime telefonate erano arrivate sul cellulare della vittima proprio mentre stava denunciando. Alla fine gli agenti hanno scoperto sei persone messe sotto strozzo dalla famiglia di cravattari.
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