L’imprenditore napoletano Domenico Giustino,60 anni (solo omonimo dell’ex vicepresidente degli industriali) è indagato indagato per favoreggiamento e false dichiarazioni rese al pubblico ministero.
La Procura di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio di Domenico Giustino in una inchiesta parallela nata per scoprire coloro che hanno aiutato la latitanza di Luca Materazzo. Il giovane avvocato della Napoli bene, accusato di aver ucciso lo scorso anno con 40 coltellate, il fratello Vittorio., e arrestato due giorni fa a Siviglia dopo un anno di latitanza. Domenico Giustino comparirà dinanzi alla nona sezione del giudice monocratico Polizzi, il prossimo 23 maggio.
Ad incastrare, secondo l’accusa, l’imprenditore ci sarebbero una serie di intercettazioni telefoniche. I pm Luisanna Figliolia e Francesca De Renzis della Procura di Napoli sostengono che l’imprenditore abbia aiutato Luca Materazzo nella fuga. Il 14 giugno scorso Domenico Giustino viene invitato come teste dinanzi ai pm napoletani: è in quell’occasione che l’imprenditore nega di “aver parlato o di aver avuto contatti con le sorelle di Luca Materazzo, dopo il 10 dicembre del 2016, giorno in cui l’indagato si era dato alla fuga”.
Secondo la ricostruzione della Procura, e come si legge nel capo di imputazione, Giustino avrebbe anche negato di “aver avuto contatti con i difensori di Luca Materazzo tra il 10 e il 14 dicembre 2016; di aver riferito a Roberta Materazzo, sorella di Luca, di aver appreso che il giorno 14 dicembre del 2016 Luca Materazzo aveva avuto un contatto con i propri difensori di fiducia, di averlo trovato in buone condizioni di salute, e che aveva dormito gli ultimi giorni, prima di allontanarsi, a casa di V.G., l’amica che gli ha poi consegnato materialmente una somma di denaro, e che era andato via dall’abitazione di V.G. con «una valigia molto grande”.
Una ricostruzione molto dettagliata da parte della Procura di Napoli che però vengono ora respinte con determinazione dal diretto interessato. Difeso dai penalisti Luigi De Vita e Camillo Irace, Domenico Giustino sostiene che a giugno scorso, non ricordava con precisione chi avesse incontrato sette mesi prima, ovvero a dicembre del 2016, né quali fossero gli argomenti trattati con parenti e amici in quei giorni segnati dall’ansia per l’atroce delitto consumato in viale Maria Cristina di Savoia. Poi nella scorsa primavera la squadra mobile di napoli che conduce le indagini sequestra alcuni computer e da uno salta fuori la traccia investigativa che porterà alla cattura del latitante Luca Materazzo. Qualcuno infatti ha cercato su google lavoro all’estero, in particolare tra la Spagna e l’Inghilterra. Da quel momento in pi la macchina investigativa si è messa in moto fino ad arrivare alla cattura del latitante nel bar di Siviglia.
Articolo pubblicato il giorno 5 Gennaio 2018 - 23:50